Immigrazione, 31 morti al largo della Libia. Superstiti a Lampedusa
Erano 53 i migranti a bordo di un gommone che venerdì sera è affondato a largo delle coste libiche. Al momento si contano 31 morti, di cui nove donne, dopo che l'operazione di recupero è riuscita a trarre in salvo 22 persone. L'allarme è stato lanciato nella stessa giornata di venerdì da una chiamata da cellulare giunta alla Capitaneria di porto di Palermo, che ha avvertito Roma. La Capitaneria della Capitale ha rintracciato il segnale satellitare della chiamata a 29 miglia dalle coste libiche, ha avvisato Tripoli e ha infine chiesto a due navi mercantili battenti bandiera panamese di arrivare nel luogo del naufragio per prestare soccorso. La prima imbarcazione, la Gaz United, ha recuperato un gruppo di 20 persone, dopodiché ha rintracciato il relitto. La seconda nave, la Gaz Sinergy, ha salvato altri due naufraghi. Le successive ricerca della Guardia costiera, purtroppo, non hanno prodotto risultati. I 22 migranti sono stati poi trasferiti sulla nave maltese Kornati, che si è diretta verso Lampedusa. Dal racconto dei superstiti si è appreso che il gommone era partito tre giorni prima dalle coste della Libia e che portava circa 53 persone, provenienti da Nigeria, Gambia, Benin e Senegal.
Le prime giornate di caldo intenso hanno riattivato i flussi migratori clandestini che in poco tempo hanno portato il centro di accoglienza di Lampedusa ad uno stato di emergenza. Oltre ai 22 immigrati salvati ieri, al centro ne sono giunti altri 450 nel giro di 24 ore. Contro una capienza di 350 persone, la struttura di Lampedusa conta ora circa 1100 presenze.