Imane Laloua uccisa e fatta a pezzi, i resti ritrovati nel 2006: chiesta l’archiviazione del caso irrisolto
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Il pubblico ministero Luca Turco ha firmato pochi giorni fa una richiesta di archiviazione per il caso, rimasto irrisolto, della morte di Imane Laloua, ragazza marocchina di 32 anni scomparsa a Prato nel 2003.
Tre anni dopo, ai bordi dell'A1, a Barberino del Mugello, un camionista di passaggio trovò in due sacchi di plastica abbandonati sulla strada i resti della 32enne. Soltanto nel 2017, dopo 11 anni dal ritrovamento, l'esame del dna attribuirà quei resti a Imane.
A oggi nessuno sa ancora chi possa averla uccisa e mancherebbero elementi validi per far proseguire le indagini, da qui nascerebbe la nuova richiesta di archiviazione, si legge su La Nazione. Secondo il consulente medico-legale, la 32enne sarebbe morta due anni prima del ritrovamento dei suoi resti, nel 2004.
La prima pista seguita dalla squadra mobile di Firenze fu quella del satanismo e la Procura aprì un fascicolo d’inchiesta per omicidio volontario e occultamento di cadavere. Ma, a quasi 18 anni di distanza dall'avvio dell'indagine, restano ancora tanti elementi senza risposta.
Imane aveva raggiunto la mamma Zoubida Chakir a Montecatini Terme, in Toscana, dove la donna lavorava come badante, nel 1995, quando era ancora un'adolescente e studiava all’istituto alberghiero. Della giovane la mamma non ha saputo più nulla dal 27 giugno 2003: allora aveva 22 anni, si era sposata poco prima con un marocchino che entrava e usciva dal carcere e fino al maggio di quello stesso anno aveva abitato a Prato insieme a connazionali e al marito.
Nel 2017 il caso è stato riaperto grazie alle indagini genetiche sulle ossa e il fascicolo era passato per competenza alla Procura di Firenze, con il procuratore Giuseppe Creazzo che chiese a chi avesse informazioni di contribuire a risolvere il mistero della scomparsa e della morte della giovane. Che, tuttavia, a oggi, continua a rimanere irrisolto.