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“Ilva, impianti tirati al massimo di notte”. Ma poi arriva l’immediata smentita

Secondo la Gazzetta del Mezzogiorno, un blitz dei carabinieri nello stabilimento siderurgico di Taranto avrebbe portato alla luce varie anomalie. Ma pronta è arrivata la smentita dell’Ilva smentisce: “affermazioni prive di fondamento tecnico”.
A cura di B. C.
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"Impianti – quelli funzionanti – tirati al massimo. Anomale accensioni delle torce della acciaieria non per questioni di sicurezza o di emergenza ma unicamente per la combustione di gas di scarto, con un automatismo ancora legato al ciclo produttivo. Emissioni diffuse, in diverse aree, in assenza di impianti per l’abbattimento delle polveri e dei fumi derivanti dal taglio dei materiali ferrosi o dalla gestione dei materiali incandescenti come nella discarica Paiole". Comincia così l'articolo della Gazzetta del Mezzogiorno, a firma Mimmo Mazza, nel quale si fa riferimento ad una presunta relazione che i custodi giudiziari e i carabinieri del Nucleo operativo ed ecologico di Lecce, invieranno nelle prossime ore al Gip  Patrizia Todisco a seguito di un blitz notturna avvenuto tra sabato e domenica dell'Ilva. Immediata però è arrivata la smentita da parte dei vertici dello stabilimento siderurgico che bolla come "affermazioni prive di fondamento tecnico" quelle della Gazzetta del Mezzogiorno.

Riportiamo integralmente entrambi i contenuti.
Questo che segue è l'articolo della Gazzetta del Mezzogiorno:

Impianti – quelli funzionanti – tirati al massimo. Anomale accensioni delle torce della acciaieria non per questioni di sicurezza o di emergenza ma unicamente per la combustione di gas di scarto, con un automatismo ancora legato al ciclo produttivo. Emissioni diffuse, in diverse aree, in assenza di impianti per l’abbattimento delle polveri e dei fumi derivanti dal taglio dei materiali ferrosi o dalla gestione dei materiali incandescenti come nella discarica Paiole. È solo una parte di quanto confluirà nella relazione che i custodi giudiziari Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento e i carabinieri del Nucleo operativo ed ecologico di Lecce, guidati dal maggiore Nicola Candido, invieranno nelle prossime ore al giudice per le indagini preliminari Patrizia Todisco a seguito dell’ispezione notturna compiuta tra sabato e domenica nello stabilimento siderurgico Ilva.

Mentre a Roma si discute di norme e aumenti di capitale, a Taranto gli uffici giudiziari continuano ad essere sommersi da segnalazioni riguardanti l’inquinamento ancora in atto da parte dell’Ilva malgrado il sequestro del luglio 2012, gli arresti, le indagini, eccetera eccetera. Ma d’al – tronde l’acciaieria non ha mai smesso un solo giorno di produrre e dal luglio 2012 ad oggi rispetto agli 8 miliardi di euro stimati dagli stessi custodi giudiziari quale costo da sostenere per la messa a norma dell’area a caldo, sono stati spesi poco più di 100 milioni e dunque quegli impianti rischiano concretamente di essere tutt’ora fonti – sia pure legalizzati, stante la facoltà d’uso imposta dal Governo – di malattie e morte per gli operai e i cittadini di Taranto.

Il controllo effettuato l’altra notte rientra nella delega che la dottoressa Todisco ha conferito ai custodi giudiziari e ai carabinieri del Noe, sciogliendo la riserva sulla richiesta di revoca dei custodi presentatale dalla Procura dopo la legge Clini del dicembre 2012 che di fatto rimise l’I l va nella disponibilità dell’area a caldo, pur permanendo il sequestro. La Todisco decise di confermare la nomina dei custodi, in quanto «permanendo il vincolo cautelare sugli impianti dello stabilimento Ilva di Taranto, imposto con decreto del 25 luglio 2012 e confermato dal tribunale del riesame», lo stesso deve essere inteso «quale sequestro preventivo con facoltà d’uso degli stessi impianti riconosciuto alla società Ilva.

Facoltà d’uso che, come la Corte Costituzionale ha espressamente affermato, potrà non essere (ulteriormente) consentita dall'autorità giudiziaria nel caso in cui nel futuro, vengano trasgredite le prescrizioni dell'Aia riesaminata». Il gip ordinò agli stessi custodi «mediante accessi e sopralluoghi assidui, anche notturni, presso i siti in sequestro, avvalendosi dei carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Lecce» di «verificare e documentare lo stato dei luoghi e degli impianti sottoposti a vincolo cautelare, nonché la situazione in atto riguardante le emissioni inquinanti degli stessi impianti ed il relativo sistema di monitoraggio, riferendone puntualmente alla competente autorità giudiziaria con relazioni scritte almeno settimanali.
Solo il rispetto rigoroso del crono-programma degli interventi stabilito nell’Aia riesaminata assicura la tutela della salute e dell’ambiente e giustifica la prosecuzione dell’at – tività produttiva da parte dell’Ilva, da ritenersi altrimenti illecita e tale da innescare le conseguenze giuridiche previste in generale dalle leggi vigenti – concluse la Todisco – per i comportamenti illecitamente lesivi della salute e dell'ambiente». Comportamenti che, a quanto pare, sarebbero tutt’ora in corso.

La smentita dell'Ilva:

In relazione all’articolo pubblicato in data odierna su “La Gazzetta del Mezzogiorno” dal titolo “Ilva, il blitz in piena notte di custodi e Carabinieri”, dove si legge: “Impianti, quelli funzionanti tirati al massimo. Anomale accensioni delle torce dell’acciaieria non per questioni di sicurezza o di emergenza ma unicamente per la combustione di gas di scarto, con un automatismo ancora legato al ciclo produttivo.”

ILVA precisa quanto segue:

Considerato che gli impianti, contrariamente a quanto affermato nell’articolo, non “sono tirati al massimo” perché gli impianti stanno producendo a regime ridotto, tali affermazioni sono prive di fondamento tecnico in quanto l’accensione delle torce avviene solo per ragioni di sicurezza legate al tenore di ossigeno nel gas o per ragioni di sovrappressione.  Non esiste pertanto alcun automatismo legato al ciclo produttivo poiché accendendo le torce si perderebbe peraltro il valore economico del gas.

Inoltre, riguardo la parte dell’articolo in cui si afferma: “Emissioni diffuse in diverse aree, in assenza di impianti per l’abbattimento delle polveri e dei fumi derivanti dal taglio dei materiali ferrosi o dalla gestione dei materiali incandescenti come nella discarica paiole” ILVA ricorda che è in corso l’attuazione di prescrizioni dell’AIA con termine finale al luglio 2016 e con modulazioni temporali che si aspettano dal nuovo Piano ambientale. In ogni caso ILVA precisa che nella notte in questione negli impianti citati non vi sono state anomalie o emergenze e il taglio dei materiali ferrosi avviene con l’aspirazione delle emissioni con apposite cappe e sistemi filtranti.

Infine ILVA non può non rilevare che, nonostante la richiesta, non gli è stata consegnata alcuna copia della relazione citata nell’articolo il cui contenuto viene, quindi, appreso dalla Società unicamente dalla stampa.

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