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Ilva, il gip spedisce il decreto alla Consulta: dubbi di costituzionalità

Il gip Martino Rosati chiama in causa la Corte Costituzionale per valutare la legittimità dell’ultimo decreto salva Ilva che sospende gli effetti del sequestro senza facoltà d’uso dell’altoforno 2.
A cura di S. P.
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Il gip di Taranto Martino Rosati ha accolto una richiesta della procura e ha sollevato la questione di legittimità dinanzi alla Corte Costituzionale in merito all'ultimo decreto sull'Ilva, che riguarda anche gli impianti Fincantieri, che sospende gli effetti del sequestro senza facoltà d'uso dell'altoforno 2. L'impianto di Taranto era stato sequestrato nell'ambito delle indagini sull'incidente costato la vita ad Alessandro Morricella, un operaio di 35 anni investito lo scorso giugno da una fiammata mista a ghisa incandescente e morto dopo quattro giorni di agonia. Il decreto Ilva emesso il 3 luglio scorso consente all'azienda di mantenere in marcia l'altoforno 2 nonostante i rilievi mossi dalla magistratura. Secondo il gip, il provvedimento del governo violerebbe però sei articoli della Costituzione. Tra questi, l'articolo 2, in base al quale “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo”.

Se il sequestro senza facoltà d’uso della magistratura tornasse efficace, il pm Antonella De Luca potrà intimare all’azienda di spegnere l’impianto. Il decreto consentiva invece altri 30 giorni di tempo per presentare un piano di sicurezza aggiuntivo. È la seconda volta da quando è esplosa la vicenda Ilva, col sequestro degli impianti, che i giudici di Taranto si appellano alla Consulta.

Sul decreto salva-Ilva era intervenuto anche il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano nel corso della prima riunione di giunta a Taranto: “Io sono un giurista di serie B, ma onestamente l'ottavo decreto sull'Ilva mi fa riflettere. La sospensione degli effetti di un sequestro preventivo che mira a evitare che il reato sia portato ad ulteriori conseguenze, senza un intervento di controllo da parte della magistratura stessa è duro da far passare davanti alla Corte Costituzionale”.

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