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Processo sulla morte di Stefano Cucchi

Ilaria Cucchi: “Denunciata dal maresciallo Mandolini, imputato nel processo sulla morte di Stefano”

Roberto Mandolini, secondo il super testimone Riccardo Casamassima, sapeva che Stefano Cucchi era stato massacrato di botte dai colleghi carabinieri: “Mi disse: ‘È successo un casino. I ragazzi hanno massacrato di botte un arrestato. Mai visto uno ridotto così'”.
A cura di Davide Falcioni
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Ilaria Cucchi, sorella di Stefano – il geometra romano morto nel 2009 una settimana dopo essere stato arrestato – è stata denunciata per diffamazione da Roberto Mandolini, uno dei cinque carabinieri imputati nel processo bis che sta stabilendo le cause del decesso di Cucchi. E' stata proprio Ilaria, donna che ha condotto in questi anni una durissima battaglia per ottenere la verità, a raccontare in un post su Facebook: "Il maresciallo Mandolini mi ha fatto causa perché avrei leso la sua immagine con questa pagina. Vuole da me 50mila euro. La convocazione per trovare una ‘mediazione' è fissata per il 18 ottobre. Ha cancellato dalla sua pagina tutti gli innumerevoli post provocatori ed offensivi nei confronti miei e della mia famiglia, per non parlare di Stefano. Ma io li ho conservati tutti. Il maresciallo Mandolini ha deposto il falso e depistato le indagini sulla morte di mio fratello, facendo in modo che la mia famiglia affrontasse anni di un processo falso costosissimo sul piano economico e soprattutto emotivo. Ora vuole pure 50mila euro".

Chi è il maresciallo Roberto Mandolini

Il 15 ottobre del 2009 il maresciallo Roberto Mandolini era in servizio nella caserma dei carabinieri in cui venne condotto Stefano Cucchi dopo l'arresto. Come ha raccontato Riccardo Casamassima, testimone chiave nell'inchiesta e anche lui carabiniere, Mandolini la notte del pestaggio a Cucchi avrebbe confidato: "È successo un casino. I ragazzi hanno massacrato di botte un arrestato. Mai visto uno ridotto così". Nella sua testimonianza Casamassima ha spiegato: "È arrivato Mandolini molto preoccupato quella mattina e mettendosi le mani in fronte, a senso di disperazione, mi disse che era successo un casino perché un arrestato era stato massacrato di botte e poi è andato diretto nell'ufficio del comandante Mastronardi Enrico". Casamassima, in una delle sue ultime deposizioni, ha spiegato inoltre: "Quella mattina in ufficio ci stava anche la mia compagna, che Mastronardi presentò a Mandolini in quanto era la prima donna carabiniere che arrivava a Tor Vergata. A quel punto Mandolini gli disse subito che i carabinieri avevano massacro di botte un arrestato e che dovevano cercare di scaricare le responsabilità. Cucchi, dopo l'arresto, è stato portato nelle celle di Tor Sapienza, dove ci stava il figlio di Mastronardi. Lo stesso, dopo qualche giorno, mi disse che l'avevano talmente massacrato tanto di botte, che era messo talmente male che non lo volevano prendere alle celle in consegna e che non aveva mai visto una cosa del genere".

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