Ilaria Cucchi a sindacati polizia: “Scusate se siamo morti nelle vostre mani”
"Se prima lo avevo solo intuito adesso so quanto sia diverso e più difficile trovarsi ad affrontare processi contro i carabinieri piuttosto che contro chiunque altro". Così su Facebook Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, ha risposto al sindacato di polizia Coisp che, dopo la diffusione dei risultati della perizia del gip che riportava sulle ipotesi di morte anche l'epilessia, aveva detto di aspettarsi le scuse da parte "di tutti coloro che – familiari, giornalisti, politici e quant'altro – che hanno sposato ad occhi chiusi la tesi dell'uccisione dell'uomo, in violento pestaggio senza neppure attendere un riscontro dei fatti. Fango su fango, diffamazione su diffamazione".
"Oggi – ha scritto Ilaria allegando oltre alla foto del fratello anche quella di Riccardo Magherini e di Davide Bifolco – nonostante sia stato riconosciuto il violentissimo perstaggio, le gravi lesioni subite da Stefano e le multiple fratture alla colonna vertebrale i sindacati di polizia intervengono per l'ennesima volta su terreni che non competono loro e ci dicono di chiedere scusa. E allora chiediamo tutti scusa. Scusate se siamo morti nelle vostre mani. E perdonateci se abbiamo l'ardire di chiedere verità e giustizia. Aspetto di vedervi al processo per spiegare tutto ciò che vi siete detti con telefoni che non credevate potessero essere intercettati. Ai rappresentanti sindacali consiglio di leggere prima di parlare, per non fare brutte figure. Anche perché comunque mi dispiace per le divise che indossano e che in questa sede vorrebbero rappresentare".
Intervistata ai microfoni di SkyTg24, la sorella di Stefano ha poi aggiunto: "Magari bisognerebbe fermarsi un attimo, riflettere, mettersi una mano sulla coscienza e capire che l'unica persona a cui bisogna chiedere scusa è Stefano".
Anche oggi Ilaria Cucchi ha espresso soddisfazione per la perizia redatta da Francesco Introna, che nonostante dica "molte cose, alcune anche in contraddizione tra loro", "per la prima volta, dopo sette anni, riconosce le due fratture alla colonna vertebrale. Quelle che secondo noi, non curate, hanno causato la morte di Stefano. Per me è un riconoscimento importantissimo".