Il virologo Crisanti: “Misurare la febbre nei centri commerciali? Una buffonata, non serve a nulla”
"Controllare la temperatura corporea nei luoghi pubblici o nei centri commerciali? Una buffonata, non serve a niente". Così il virologo Andrea Crisanti, ordinario di microbiologia dell'Università di Padova e membro della task force del Veneto per la gestione dell'emergenza Coronavirus, ha commentato a Fanpage.it una delle misure, la misurazione della temperatura appunto, previste per la fase 2 dell'epidemia in Italia e utilizzata come lascia passare per l'ingresso in negozi, parrucchieri, centri estetici ed anche sui luoghi di lavoro. Sebbene la febbre sia, infatti, uno dei sintomi principali dell'infezione da Sars-CoV-2, non sempre monitorarla può essere utile. Come avviene ad esempio nei centri commerciali. "Se una persona è positiva ed è asintomatica – ha spiegato l'esperto -, ci entra tranquillamente in questi posti. Noi abbiamo usato questa strategia per impedire ai cinesi di trasmettere la malattia in Italia e abbiamo visto come è finita, quindi si tratta di un provvedimento che lascia il tempo che trova".
Di certo, così facendo, quindi misurando la temperatura all'ingresso di centri commerciali piuttosto che di parrucchieri e centri estetici, "qualcuno lo si intercetta, ma non credo che sia lo strumento principale – ha continuato Crisanti -. Sicuramente se una persona ha un po' di febbre e non se ne è accorta o gli è venuta nel frattempo, è comunque prudente non ammetterla. Quindi si può dire che un certo valore ce l'ha ma non è assolutamente una misura risolutrice". In una precedente intervista, il virologo aveva affermato che "se noi usiamo le mascherine e il distanziamento, si abbassa la carica virale e la capacità penetrativa scende", parlando a proposito di misure di contenimento del contagio da Covid-19 e di una possibile seconda ondata dell'emergenza, che secondo molti potrebbe arrivare in autunno- "La possibilità è elevata – aveva dichiarato Crisanti – e non mi farei trovare impreparato. Bisognerà avere la capacità di intervenire anche nelle parti più remote d’Italia in maniera estremamente aggressiva, stile Vo’. Ci vogliono laboratori mobili che possano fare tamponi. Ogni piccolo focolaio, una zona rossa".