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Naufragio Costa Concordia

Il vicesindaco del Giglio: “Mia madre morì in un naufragio, sulla Costa Concordia ho salvato 500 persone”

L’ex vicesindaco dell’Isola del Giglio Mario Pellegrini ha ricordato la notte del naufragio della Costa Concordia quando insieme al musicista Giuseppe Girolamo salvò 500 persone a bordo della nave che stava affondando. Su Schettino, che ha chiesto tramite la difesa la semilibertà, Pellegrini si è espresso così: “Ha chiesto scusa poche volte, sarebbe stato meglio se avesse mostrato maggiore pentimento”.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Naufragio Costa Concordia

"Il terrore sulla Costa Concordia è calato all'improvviso, quando si è ribaltata ed è diventato tutto scuro. Le lamiere che si piegavano facevano un rumore orribile". A ricordare gli attimi di panico di 13 anni fa, quando la nave è affondata dopo aver urtato gli scogli durante la manovra denominata "inchino" è Mario Pellegrini, un operatore turistico oggi presidente dell'Edilizia popolare di Grosseto. All'epoca, Pellegrini era vicesindaco dell'Isola del Giglio e visse il dramma del naufragio che è costato la vita a 32 persone.

Oggi si terrà l'udienza per la semilibertà all'ex comandante di quella nave, Francesco Schettino, condannato a 16 anni di reclusione per omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, naufragio colposo e abbandono dell'imbarcazione. Pellegrini fu uno dei soccorritori che insieme a Giuseppe Girolamo, giovane batterista dell'orchestra della nave che morì per cedere il posto su una scialuppa a una madre con due bambini, aiutò 500 passeggeri a salvarsi.

Mario Pellegrini
Mario Pellegrini

Quasi tutti gli ufficiali, a partire da Schettino, erano già su una scialuppa che li stava portando in salvo. "Tutto cominciò con una telefonata ai carabinieri – ricorda Pellegrini – che mi avvisarono che c'era una nave in avaria alle Scole. Io abito dalla parte opposta del Giglio, chiesi a chi era con me di aspettarmi perché sarebbe stata una cosa veloce. Ho visto da lontano quella nave così grossa illuminata e appoggiata agli scogli. Fu terribile. Ho accelerato per raggiungere prima il molo, dove ho parlato con il sindaco Sergio Ortelli".

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"Mesi dopo il fatto ho scoperto che mentre io salivo sul ponte del lato destro, gli ufficiali erano sulla scialuppa. Ho visto Girolamo, il musicista, che indicava ai passeggeri come scendere e ho cercato di dargli una mano, poi mi sono spostato sul lato sinistro. Lì è iniziato il terrore perché la Concordia si è girata e l'acqua ha sfondato le vetrate dei ristoranti. Formava gorghi spaventosi e risucchiava tutto".

Pellegrini ha ricordato anche gli ultimi  attimi del batterista, morto schiacciato dalla nave insieme all'ufficiale di rotta Simone Canessa. "È stato travolto mentre cercavamo di portare i passeggeri rimasti dall'altro lato in salvo. Le luci si erano spente dopo il ribaltamento della nave e il buio alimentava il panico. Noi abbiamo cercato di spiegare a tutti come tenersi alle corde e come camminare per non scivolare. Ricordo ancora gli occhi dei bambini pieni di lacrime. Erano terrorizzati, piangevano senza gridare. Impressionante. Appena arrivato a terra ho chiamato la mia famiglia per dire loro che stavo bene. Nel frattempo gli abitanti del Giglio si sono prodigati per soccorrere 4200 naufraghi aprendo le loro case e portando coperte e cibo. L'Isola ha dimostrato grande umanità ed è stata premiata con la medaglia al valor civile".

Pellegrini ha commentato anche l'imminente decisione per la semilibertà a Schettino. "Ha dimostrato in quegli attimi di non essere un lupo di mare. I giudizi dei parenti delle vittime contano più del mio in questo caso – ha raccontato a La Stampa -. Gli atteggiamenti di Schettino, quel suo fare guascone e l'aver chiesto scusa poche volte pesano su questa storia. Non posso dare giudizi però: ci sono leggi e codici che vanno rispettati. Ho perso mia madre a 5 anni, era su un'imbarcazione che ha urtato gli scogli. Non nutro rancore per quel comandante che ha chiesto perdono molte volte. Schettino avrebbe dovuto mostrare più pentimento. Sarebbe stato meglio".

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