Il vescovo di Mazara: “Messina Denaro ha calpestato il volto di Dio togliendo la vita agli altri”
Nella notte del 25 settembre intorno alle ore 02.00 è deceduto all’interno dell’ospedale dell’Aquila l’ultimo mafioso stragista, Matteo Messina Denaro. Il boss più sanguinario d’Italia che, secondo la magistratura, ha mietuto vittime ovunque, dopo mesi di cure a causa del suo tumore al colon, non ce l’ha fatta portandosi con sé numerosi segreti inerenti “cosa nostra”.
Ore molto concitate quelle di questi giorni mentre si attende l’arrivo del feretro a Castelvetrano, città natale dell’ex latitante, dove verrà seppellito nella tomba di famiglia, insieme al papà Francesco Messina Denaro, senza che però verrà eseguito alcun rito cristiano, solamente la tumulazione al cimitero. Il boss, che dopo 30 anni di latitanza, era stato arrestato lo scorso 16 gennaio, in merito alla sua morte e al suo funerale si era già espresso attraverso dei “pizzini” ritrovati dai Carabinieri del Ros: “Rifiuto ogni celebrazione religiosa perché fatta di uomini immondi che vivono nell’odio e nel peccato.”
Su questo, raggiunto da Fanpage.it si è espresso il vescovo della Diocesi di Mazara mons. Angelo Giurdanella: “Non commento quanto afferma ma rispetto la sua volontà. L’unica cosa che mi sento di dire in questo momento è che la Chiesa è dalla parte delle vittime e dunque dalla parte della loro richiesta ovvero quella che si faccia giustizia”.
Il dibattito in queste ore è molto acceso sul tema della relazione tra il boss e la chiesa in quanto per qualcuno tutti hanno diritto al perdono divino, mentre per altri non è proprio così. “Il perdono – dice Giurdanella – è il punto di arrivo di un percorso ed esso comporta un cammino di fede mentre la giustizia è qualcosa di diverso ed è quella che invochiamo nei confronti delle vittime.”
Tra i pizzini recuperati dai Ros, Matteo Messina Denaro non solo ha fatto rifermento alla chiesa in generale ma anche al suo rapporto con essa e con la sua fede. Scrive che il rapporto con Dio è personale, non vuole intermediari e soprattutto non vuole alcun esecutore terreno.
Come sostiene il vescovo Giurdanella “è troppo comodo dire di avere un rapporto diretto con Dio senza confrontarsi con gli altri. Dio passa attraverso il volto dell’altro e lui, uccidendo, ha calpestato il volto di Dio. L’unica cosa di cui sono contento dopo questa vicenda – conclude il vescovo – è che abbiamo visto nel nostro territorio come c’è stata una vera presa di coscienza dove tante forze si sono messe insieme per combattere la mafia e ciò che mi ha colpito di più sono stati i giovani che, insieme alle scuole, si sono mobilitati e hanno reagito proponendo e perseguendo percorsi a favore della legalità e questo mi fa ben sperare per il futuro.”