Il Vaticano condanna l’ex presidente Ior: riciclaggio e appropriazione indebita
La mano della giustizia vaticana è stata durissima: l’ex presidente dello Ior, la banca dello Stato pontificio, è stato, infatti condannato nel pomeriggio a otto anni ed undici mesi di reclusione per i reati di riciclaggio e appropriazione indebita aggravata. La sentenza, la prima del genere nella storia bi millenaria della Chiesa cattolica, è stata pronunciata dal presidente del tribunale vaticano Giuseppe Pignatone. L’accusa aveva parlato di "sistematica opera di depredazione del patrimonio dello Ior e delle sue controllate portata avanti con determinazione e organizzazione massime" da parte degli imputati.
L'ex presidente Angelo Caloia, 81 anni, dovrà pagare anche una multa di 12.500 euro. Condannati insieme a lui anche i manager Gabriele Liuzzo, anche lui a otto anni ed undici mesi, e Lamberto Liuzzo, figlio di Gabriele, a cinque anni e due mesi di carcere, oltre ad una multa di 8mila euro. I tre imputati sono stati anche interdetti in perpetuo dai pubblici uffici e sono stati loro confiscati soldi già sequestrati: dovranno risarcire al Vaticano circa 23 milioni di euro. I magistrati hanno verificato che gran parte dei soldi erano finiti in conti svizzeri.
Gli imputati erano accusati di sottrazione e approvazione indebita di 57 milioni di euro derivanti dalla cessione del 71% del patrimonio immobiliare dello Ior, negli anni dal 2001 al 2008, e di auto-riciclaggio per aver conseguito, detenuto e consentito l’utilizzo di denaro depositato presso il loro conto presso lo Ior fino al 27 ottobre 2014 ritenuto profitto del peculato.
A denunciare le condotte illecite erano stati gli organi dello Ior: già sotto il pontificato di Benedetto XVI era stata avviata una profonda riforma delle finanze vaticane, che hanno portato alla creazione di nuovi meccanismi di controllo anche per dare trasparenza a tutte le procedure effettuate con soldi di donazioni ed investimenti. Papa Francesco ha continuato questo percorso di riforma, che però va avanti con lentezza. L'inchiesta aveva preso il via nel 2014 quando erano emersi dubbi sulla modalità in cui si era svolta la dismissione del patrimonio immobiliare della banca vaticana. Non è, tuttavia, il primo scandalo che travolge lo Ior nella storia dell’istituto: è diventata, infatti, leggendaria la figura di monsignor Paul Marcinkus, che negli anni Ottanta rimase invischiato nello scandalo del Banco Ambrosiano, riuscendo ad evitare l’arresto da parte della magistratura italiana solo grazie al fatto che era in possesso di un passaporto diplomatico.