Il testo dell’omelia del cardinale Re ai funerali di papa Francesco: “Sua immagine a Pasqua nei nostri occhi”

"In questa maestosa piazza di San Pietro, nella quale papa Francesco tante volte ha celebrato l'Eucarestia e presieduto grandi incontri nel corso di questi 12 anni, siamo raccolti in preghiera attorno alle sue spoglie mortali col cuore triste, ma sorretti dalle certezze della fede, che ci assicura che l'esistenza umana non termina nella tomba, ma nella casa del Padre in una vita di felicità che non conoscerà tramonto". Inizia così l'omelia del cardinale Giovanni Battista Re per i funerali di papa Francesco.
"Quella di domenica scorsa, solennità di Pasqua, resta la sua ultima immagine, quando nonostante i suoi problemi di salute ha voluto impartire la benedizione dal balcone e poi ha voluto scendere in piazza per salutare dalla papamobile tutti i fedeli", ha aggiunto ricordando quanto accaduto meno di una settimana fa.
È il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto emerito della Congregazione per i vescovi e decano del collegio cardinalizio, a presiedere in piazza San Pietro i funerali di Papa Francesco. Sono circa 5000 i concelebranti della messa esequiale, i cardinali presenti sul sagrato della piazza e concelebranti sono 220.
Il cardinale Re ha ripercorso durante la sua omelia il Pontificato di Bergoglio, i suoi innumerevoli gesti per poveri e rifugiati, il viaggio di Francesco a Lampedusa, ha detto che è stato un Papa "in contrasto con quella che ha definito ‘la cultura dello scarto‘, ha parlato della cultura dell'incontro e della solidarietà".
I funerali in una piazza San Pietro piena di fedeli
I funerali di papa Francesco, morto il 21 aprile per un ictus nella sua residenza di Casa Santa Marta, sono iniziati alle 10 di questa mattina, sabato 26 aprile. Piazza San Pietro è piena di fedeli, in molti questa notte hanno dormito nelle strade di Roma pur di poter partecipare all’ultimo saluto del papa argentino. Papa Francesco ha snellito molto il cerimoniale tanto che i suoi funerali sono diversi rispetto a quelli degli altri Pontefici del passato. Al termine delle esequie solenni in piazza San Pietro, secondo le indicazioni lasciate da Bergoglio nel suo testamento, la bara verrà portata in corteo per le strade di Roma fino alla Basilica di Santa Maria Maggiore tanto amata dal pontefice argentino. È lì che verrà sepolto, da domani sarà già possibile visitare la sua tomba.
Il testo integrale dell'omelia di Giovanni Battista Re per i funerali di papa Francesco
In questa maestosa piazza di San Pietro, nella quale Papa Francesco tante volte ha celebrato l’Eucarestia e presieduto grandi incontri nel corso di questi 12 anni, siamo raccolti in preghiera attorno alle sue spoglie mortali col cuore triste, ma sorretti dalle certezze della fede, che ci assicura che l’esistenza umana non termina nella tomba, ma nella casa del Padre in una vita di felicità che non conoscerà tramonto. A nome del Collegio dei Cardinali ringrazio cordialmente tutti per la vostra presenza. Con intensità di sentimento rivolgo un deferente saluto e vivo ringraziamento ai Capi di Stato, ai Capi di Governo e alle Delegazioni ufficiali venute da numerosi Paesi ad esprimere affetto, venerazione e stima verso il Papa che ci ha lasciati. Il plebiscito di manifestazioni di affetto e di partecipazione, che abbiamo visto in questi giorni dopo il suo passaggio da questa terra all’eternità, ci dice quanto l’intenso Pontificato di Papa Francesco abbia toccato le menti ed i cuori. La sua ultima immagine, che rimarrà nei nostri occhi e nel nostro cuore, è quella di domenica scorsa, Solennità di Pasqua, quando Papa Francesco, nonostante i gravi problemi di salute, ha voluto impartirci la benedizione dal balcone della Basilica di San Pietro e poi è sceso in questa piazza per salutare dalla papamobile scoperta tutta la grande folla convenuta per la Messa di Pasqua. Con la nostra preghiera vogliamo ora affidare l’anima dell’amato Pontefice a Dio, perché Gli conceda l’eterna felicità nell’orizzonte luminoso e glorioso del suo immenso amore. Ci illumina e ci guida la pagina del Vangelo, nella quale è risuonata la voce stessa di Cristo che interpellava il primo degli Apostoli: “Pietro, mi ami tu più di costoro?”. E la risposta di Pietro era stata pronta e sincera: “Signore, Tu conosci tutto; Tu sai che ti voglio bene!”. E Gesù gli affidò la grande missione: “Pasci le mie pecore”. Sarà questo il compito costante di Pietro e dei suoi Successori, un servizio di amore sulla scia del Maestro e Signore Cristo che “non era venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per tutti” (Mc.10,45). Nonostante la sua finale fragilità e sofferenza, Papa Francesco ha scelto di percorrere questa via di donazione fino all’ultimo giorno della sua vita terrena. Egli ha seguito le orme del suo Signore, il buon Pastore, che ha amato le sue pecore fino a dare per loro la sua stessa vita. E lo ha fatto con forza e serenità, vicino al suo gregge, la Chiesa di Dio, memore della frase di Gesù citata dall’Apostolo Paolo: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere” (Atti, 20,35). Quando il Card. Bergoglio, il 13 marzo del 2013, fu eletto dal Conclave a succedere a Papa Benedetto XVI, aveva alle spalle gli anni di vita religiosa nella Compagnia di Gesù e soprattutto era arricchito dall’esperienza di 21 anni di ministero pastorale nell’Arcidiocesi di Buenos Aires, prima come Ausiliare, poi come Coadiutore e in seguito, soprattutto, come Arcivescovo. La decisione di prendere il nome Francesco apparve subito come la scelta di un programma e di uno stile su cui egli voleva impostare il suo Pontificato, cercando di ispirarsi allo spirito di San Francesco d’Assisi. Conservò il suo temperamento e la sua forma di guida pastorale, e diede subito l’impronta della sua forte personalità nel governo della Chiesa, instaurando un contatto diretto con le singole persone e con le popolazioni, desideroso di essere vicino a tutti, con spiccata attenzione alle persone in difficoltà, spendendosi senza misura, in particolare per gli ultimi della terra, gli emarginati. È stato un Papa in mezzo alla gente con cuore aperto verso tutti. Inoltre è stato un Papa attento al nuovo che emergeva nella società ed a quanto lo Spirito Santo suscitava nella Chiesa. Con il vocabolario che gli era caratteristico e col suo linguaggio ricco di immagini e di metafore, ha sempre cercato di illuminare con la sapienza del Vangelo i problemi del nostro tempo, offrendo una risposta alla luce della fede e incoraggiando a vivere da cristiani le sfide e le contraddizioni di questi nostri anni di cambiamenti, che amava qualificare “cambiamento di epoca”. Aveva grande spontaneità e una maniera informale di rivolgersi a tutti, anche alle persone lontane dalla Chiesa.