Il “testamento” di Messina Denaro nei pizzini inviati a Provenzano: “Sono nato così e morirò così”
In dieci messaggi scritti tra il 2003 e il 2006 e diretti a Bernardo Provenzano ci sarebbe il cuore del pensiero e della gestione di Cosa Nostra da parte di Matteo Messina Denaro.
I famosi pizzini sono stati ritrovati nel covo di Provenzano, catturato nel 2006 in una masseria a Montagna dei Cavalli vicino a Corleone, ed hanno di certo contribuito alle indagini di questi anni, che hanno portato all'arresto del boss di Castelvetrano lo scorso 16 gennaio dopo 30 anni di latitanza.
Come riporta l'AdnKronos, che ha rimesso in fila i bigliettini scritti da Messina Denaro, ad emergere è prima di tutto il rispetto per il suo interlocutore. "Io appartengo a lei, per come d'altronde è sempre stato, io ho sempre una via che è la vostra, sono nato in questo modo e morirò in questo modo, è una certezza ciò", si legge.
Addirittura ci sarebbero anche gli auguri a poche settimane da Natale e a pochi mesi dalla cattura di Provenzano, a cui Messina Denaro si rivolge così: "Spero che per lei e i suoi affetti sia un annuo nuovo migliore".
Per Messina Denaro Provenzano è il garante di tutto, si adopera "per l’armonia e la pace per tutti noi" e per questo inizia a scrivergli, per esporgli un problema ‘personale’ che era nato fra un uomo a lui vicino – "il mio paesano" nei pizzini, ovvero il re dei supermercati – che aveva ricevuto richieste di pizzo da un altro mafioso.
"La ringrazio di cuore che lei si sta interessando a questo mio problema" si legge nei messaggi di Messina Denaro, che chiude così: "Lei è sempre nel mio cuore e nei miei pensieri, se ha bisogno di qualcosa da me è superfluo dire che sono a sua completa disposizione e sempre lo sarò. La prego di stare sempre molto attento, le voglio troppo bene".
Ancora, in un altro pizzino, Messina Denaro esprime poi tutto il suo modo di pensare, parlando del suo passato per sottolineare i lunghi trascorsi in Cosa Nostra: "Le regole le conosco e le rispetto, la prova che io conosco le regole e che le sto rispettando sta proprio nel fatto che io mi sto rivolgendo a lei per sistemare questa spiacevole vicenda, questo per me è rispettare le regole. Lei mi dice che i soldi nella vita non sono tutto e che ci sono cose buone che con i soldi non si possono comprare. Sono d'accordissimo con lei, perché io ho sempre pensato che si può essere uomini senza una lira e si può essere pieni di soldi ed essere fango", scriveva Messina Denaro a "zio Bernardo" in uno dei messaggi firmati "suo nipote Alessio"
Infine, sottolinea l'AdnKronos, in un messaggio al boss, infine, c’è una vera e propria professione di fede, quasi un testamento: "Vorrei umilmente dirle che io non sono meglio di lei, preferisco dire che io appartengo a lei, per come d’altronde è sempre stato, io ho sempre una via che è la vostra, sono nato in questo modo e morirò in questo modo, è una certezza ciò".