Il tatuaggio a Palermo nel 2006 e le cure a Mazara: Matteo Messina Denaro racconta la sua latitanza
Almeno negli ultimi anni della sua latitanza Matteo Messina Denaro non aveva lasciato la Sicilia. Lo rivela lui stesso nel suo ultimo interrogatorio davanti ai pubblici ministeri di Milano Paolo Guido, Pierangelo Padova, Gianluca De Leo e al comandante del Ros il colonnello Lucio Arcidiacono lo scorso 7 luglio. Matteo Messina Denaro è morto il 25 settembre mentre si trovava ricoverato all’ospedale de L’Aquila, pochi mesi dopo il suo arresto da parte dei carabinieri della CrimOr e del Gis.
Nell'ultimo interrogatorio della scorsa estate Matteo Messina Denaro parla per due ore, rivela cose ma non si pente mai e soprattutto non fa mai nomi dei suoi fedelissimi. A meno che non siano già morti.
Il boss di Castelvetrano rivela di essere stato a Palermo, così come nella sua Campobello di Mazara. E quando il procuratore aggiunto Paolo Guido gli ha chiesto che vita faceva a Palermo, Matteo Messina Denaro gli ha risposto così: "Libero, come quella che facevo a Campobello, perché bene o male….bene o male voi avete scaglionato quella di Campobello, perché avete avuto terreno fertile a Campobello, ma in genere sempre quella vita faccio, cioè lo stesso stampato, lo stesso facsimile, in un’altra zona, in un altro contesto, però era sempre quello". Ma qual era il facsimile della vita di Matteo Messina Denaro?
La vita di Matteo Messina Denaro in Sicilia durante la latitanza
Il boss di Castelvetrano poteva contare su qualcosa che non hanno avuto gli altri latitanti di Cosa Nostra: gli investigatori lo cercavano usando l’unico identikit ottenuto da una sua foto di trent’anni fa, quando nel 1993 era inizia la sua latitanza. Questo vuol dire che Matteo Messina Denaro poteva girare per le vie di Palermo senza che nessuno lo avrebbe riconosciuto.
“Come un albero in mezzo alla foresta”, come aveva rivelato nel suo primo interrogatorio dopo l’arresto: questa era la sua strategia utilizzata per nascondersi e lo ha spiegato invocando un proverbio ebraico.
Lo scorso luglio il boss ha rivelato anche di aver avuto rapporti con le persone, sia vicine a Cosa Nostra sia estranee al suo ambiente. Perché come lui stesso precisa: dovevo "gestire la mia latitanza, però dovevo continuare una vita, non potevo vegetare, pur respirando, per fare cosa? Io avevo un mio ideale mentale".
E ancora: "Le mie amicizie non è che iniziano a finiscono solo nel mondo che considerate voi mafioso". Ma con chi parlava Matteo Messina Denaro e cosa faceva a Palermo?
Le cure dentistiche a Palermo in uno studio consigliato da un amico
Il boss nell’ultimo interrogatorio ha spiegato di essersi recato a Palermo già più di 13 anni fa per sottoporsi a cure dentistiche. Dal dentista, consigliato da un amico, si era presentato con il cognome di Corseri "o Curseri non ricordo più". E poi ha aggiunto: "Mi hanno consigliato questo dentista. Avevo i documenti". Nessuno gli aveva fatto la scheda paziente: "Ogni volta che ci andavo pagavo 80 euro, una pulizia di igiene dentale".
Il boss ha raccontato ai pm che il dentista gli aveva chiesto: "Ma i denti sono suoi?". E lui gli aveva risposto così: "Guardi, sono stato accusato di tante cose nella mia vita, ma ancora non lo avevo sentito mai che ho rubato denti". E nello studio del dentista si misero tutti a ridere.
Quando ha scoperto di avere il tumore al colon
Matteo Messina Denaro poi ha raccontato la sua malattia, come ha scoperto il tumore al colon e tutte le visite precedenti che lo hanno portato alla clinica La Maddalena, dove il 16 gennaio 2023 è stato arrestato. Il boss di Castelvetrano ha raccontato ai pm che gli si era bloccata la digestione: questo lo ha spinto a rivolgersi a un medico per eseguire una colonscopia. In questa occasione ha scoperto subito di avere un tumore.
Il boss però non ha rivelato dove ha fatto l'esame medico perché "non mi va di farmi schifare dalle persone, anche se non sapevano che fossi io: dire questo significa rovinarli". Poi però ha aggiunto: "Io sapevo di mio che c’era un medico bravo a Mazara, perché lo sapevo di mio? Questo ve lo posso dire". E ancora: "Sapevo tramite un mio cugino, che era Primario di Ortopedia dell’ospedale di Mazara, che c’era questo medico molto bravo". Il cugino di Matteo Messina Denaro, che lo ha aiutato con le cure consigliandogli un altro "medico bravo", si chiama Salvatore Messina Denaro.
È cugino di primo grado, i rispettivi padri sono fratelli. Il cugino – ha spiegato il boss nell’interrogatorio – gli aveva parlato di questo medico già 7 o 8 anni prima quando Matteo Messina Denaro si era rivolto a lui per chiedere informazioni per un amico. Poi il boss ha fatto il nome del cugino solo per un unico motivo: "Mio cugino non lo potete arrestare, è morto. (…) Nel caso mio cugino fosse stato vivo questo discorso non ve lo avrei detto". Quando Matteo Messina Denaro va all’ospedale di Mazara del Vallo ci va già sotto il nome di Andrea Bonafede.
Matteo Messina Denaro ha spiegato che a Mazara del Vallo era stato ricoverato e che nessuno andava a trovarlo: "C'era il Covid, non poteva entrare nessuno. Questa fu una cosa che mi aiutò: nessuno poteva venire, non da me, da nessuno, infatti non veniva nessuno".
Da qui sarà poi costretto a spostare le sue cure alla clinica La Maddalena a Palermo, dove è avvenuto l'arresto.
I tatuaggi di Matteo Messina Denaro fatti a Palermo
Durante l’interrogatorio Matteo Messina Denaro ha parlato anche dei suoi tatuaggi: "Li ho fatti a Palermo". Sul braccio sinistro il boss aveva disegnata una data in numero romano: 8-10-1981. "Una data molto importante per me, a cui sono legato". Un altro tatuaggio aveva la scritta: "Ad Augusta per augusta". E infine l’ultimo: "Alla gloria attraverso la sofferenza". Il boss ha poi rivelato che questi tre tatuaggi li ha fatti fra il 2006 e il 2009. Questo vuol dire che anche in questi tre anni Matteo Messina Denaro non aveva mai lasciato la sua Sicilia.