video suggerito
video suggerito

Il ‘suicidio’ dell’imprenditore Cappelletti: un caso su cui non si volle indagare

Alfredo Cappelletti, imprenditore milanese, viene trovato morto il 13 settembre 1998 negli uffici di via Malpighi. Nonostante gli evidenti depistaggi del killer e lo stato in cui si trova il corpo, il caso viene archiviato come suicidio.
A cura di Angela Marino
38 CONDIVISIONI
Il conduttore Alessandro Cozzi
Il conduttore Alessandro Cozzi

Esistono casi in cui si dice la parola fine ancora prima di cominciare le indagini, casi in cui si aderisce a una verità a tutti i costi, sovvertendo il naturale processo che dovrebbe presentare la verità come conclusione di una serie di circostanze. È il caso del ‘suicidio Cappelletti'.

Alfredo Cappelletti era un imprenditore nel settore della formazione. La mattina del 13 settembre 1998, sua figlia Elisabetta, allarmata dal prolungato silenzio del padre, entra nell'ufficio milanese della Innova Skills  di via Malpighi, insieme al socio e amico di suo padre, il giornalista Alessadro Cozzi, il quale, si affaccia e poi torna indietro bloccando l'ingresso della donna. "L'ha fatto!" grida. Fatto cosa?

L'imprenditore 49enne giace supino con un coltello stretto in mano e una profonda ferita al cuore. Quello che ‘ha fatto', secondo Cozzi sarebbe il suicidio. Sicuramente il convincimento del Cozzi, esternato ai poliziotti giunti sul posto, condiziona una prima impressione, ma ci sono alcuni particolari che gli agenti non possono fare a meno di notare. Il pugnale, per esempio, dovrebbe essere conficcato nel petto e non dovrebbe trovarsi nella mano del cadavere. La macchia di sangue a destra non corrisponde alla ferita dalla quale dovrebbe essere sgorgato, segno che il corpo è stato spostato, forse per depistare. Anche alcuni elementi di carattere psicologico portano a escludere un gesto volontario: Cappelletti era in procinto di separarsi dalla moglie perché aveva iniziato una nuova storia. Inoltre era andato dal barbiere, aveva fatto il pieno all'auto e prenotato un viaggio, tutte azioni che difficilmente si attribuirebbe a un suicida.

La Squadra mobile chiede il permesso di intercettare i telefoni delle persone vicine all'imprenditore, tra cui il socio-conduttore televisivo Alessandro Cozzi, ma l'autorizzazione non arriva. Il giudice non nega il permesso di ascoltare le conversazioni, semplicemente non riceve la richiesta dal pm incaricato del caso, che – raccontano i poliziotti – decide di non inoltrarla al magistrato. Fine della storia.

Nel 2011 il caso dell'imprenditore torna sulle pagine di cronaca come appendice alla notizia di un altro delitto: Ettore Vitiello, napoletano, titolare di un’agenzia di formazione nel Milanese, è morto accoltellato. Sul suo corpo c'è "più sangue che carne" testimoniano i poliziotti. A collegare i due delitti è la figura di Alessandro Cozzi, socio in affari di entrambe le vittime e – nel caso di Vitiello – debitore di una somma di 17mila euro. Messo alle strette, il conduttore di ‘Diario di famiglia' confessa l'omicidio dell'imprenditore napoletano invocando la legittima difesa perché il Vitiello – dice – sarebbe stato sul punto di aggredirlo. La ferocia raccontata dalla scena e dal cadavere, questa volta, smentiscono qualsiasi ipotesi alternativa.

Scavando, si scopre che Cozzi aveva sottratto denaro anche alla Innova Skills di Cappelletti, dirottando somme verso il proprio conto. Movente, opportunità e infine le prove trasformano un ‘suicidio' in ‘omicidio volontario'. Se si fosse indagato tempestivamente – è la triste osservazione sulla quale non si può evitare di soffermarsi – la vita di Vitiello sarebbe stata risparmiata. Effettivamente la perizia psicologica sul giornalista sottolinea un temperamento incline a scoppi violenti di ira, presupposto per la reiterazione di un delitto efferato come quello di via Malpighi.

La realtà è che non si indagò per ferma decisione, per pregiudizio, forse. Troppo difficile credere che il giornalista laureato in lettere, il formatore sensibile, il volto di "Diario di famiglia" potesse smettere i panni dell'uomo educato e sorridente e diventare un killer. Una scelta costata una vita e anni di dolorosi dubbi della famiglia Cappelletti.

38 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views