Il sopralluogo del padre, il fratello turbato: le immagini il giorno dopo l’omicidio di Saman Abbas
Il padre Shabbar che cammina al mattino presto come per controllare qualcosa, il fratello minore di Saman Abbas che si siede all’aperto e apparentemente sembra turbato. Sono diverse le persone immortalate dalle telecamere installate nei pressi della casa a Novellara (Reggio Emilia) in cui fino al maggio del 2021 vivevano i genitori della diciottenne uccisa, secondo l’accusa, dai suoi stessi familiari perché aveva detto no a un matrimonio combinato.
“Quarto grado” ha diffuso dei video inediti che mostrano appunto i familiari di Saman il primo maggio 2021, ovvero il giorno dopo la sua scomparsa e verosimilmente il suo omicidio. Dalle telecamere dell'azienda Bartoli si vede al mattino presto il padre Shabbar, attualmente detenuto in Pakistan, che si incammina verso la strada sterrata.
Sembra tranquillo, nessun turbamento nei suoi gesti: fa un sopralluogo prima di tornare in casa e poche ore dopo partirà con la moglie Nazia dall’aeroporto di Milano Malpensa verso il Pakistan.
Poi si vedono anche gli altri familiari di Saman attualmente a processo, anche loro non sembrano “turbati”. Chi appare invece in lacrime è il fratellino minore di Saman che nel pomeriggio attraversa il cortile, si siede su una sedia e si porta le mani sugli occhi, come a volersi asciugare le lacrime. Il suo ruolo sarà fondamentale dopo la scomparsa della diciottenne per cercare di ricostruire quanto accaduto quel giorno.
Come è noto, i familiari di Saman Abbas attualmente a processo a Reggio Emilia continuano a respingere ogni accusa puntando il dito contro gli altri parenti. Il 10 marzo scorso lo zio Danish Hasnain, che secondo l’accusa è l’uomo che materialmente ha ucciso la diciottenne, è stato interrogato dai pm e dai carabinieri su sua richiesta e ha ribadito quanto aveva già detto a novembre, quando portò gli investigatori sulla tomba di Saman.
Nell'interrogatorio, assistito dal suo difensore, l'avvocato Liborio Cataliotti, ha detto che i parenti volevano uccidere anche lui."Io penso che mi abbiano chiamato perché volevano uccidermi per il mio buon rapporto con Saman, io ero d'accordo sulla sua relazione con Saqib (il fidanzato di Saman, ndr). Poi non so perché non mi hanno ucciso", ha detto.
"A pensarci bene la buca era troppo grande per una sola persona e gli altri mi hanno incastrato perché sapevano che parlavo", ha detto ancora. Danish è a processo davanti alla Corte di assise reggiana insieme ai cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, al padre della giovane, Shabbar Abbas, e alla madre Nazia Shaheen, l'unica ancora ancora ricercata.