Il sonnifero nel purè per poi strangolare la madre, finita a coltellate: 17enne condannata a 20 anni
Non aveva ancora compiuto 18 anni quando, nella notte tra il 1 e il 2 gennaio, uccise a Bagheria (Palermo) la madre Teresa Spanò, maestra elementare. Prima la avvelenò con un farmaco nel purè di patate, poi la strangolò e infine inferì sul corpo della donna, 55 anni, colpendola con numerose coltellate.
30 anni di condanna, ridotti a 20 col rito abbreviato
Il Gup del tribunale dei minorenni di Palermo le ha inflitto il massimo della pena possibile per i minorenni, 30 anni, che con la riduzione di un terzo della pena, prevista per il rito abbreviato, sono stati ridotti a 20. Accolta così la richiesta della Procura dei minori, guidata da Claudia Caramanna.
Le ragioni del terribile delitto sono sempre rimaste misteriose: la mamma, 55 anni, insegnava a Casteldaccia, comune confinante con Bagheria. Era la referente del plesso di via Einaudi. Il padre, un uomo di origini polacche che non aveva mai riconosciuto la figlia, vive all'estero.
Avvelenata e poi strangolata
La ragazza, oggi 18enne, confessò il delitto alla procuratrice per i minori Claudia Caramanna dopo essersi contraddetta più volte, parlando inizialmente di suicidio. Per stordire la madre usò il Toradol, un potente antidolorifico, e il Minias, medicinale sedativo-ipnotico. Dopo averla strangolata, infierì sulle sue braccia con un coltello.
Chi era Teresa Spanò
Teresa Spanò era molto impegnata nel sociale e, secondo quanto riferito da colleghi e amici, "viveva solo per questa figlia". Gli inquirenti avevano accertato che la ragazzina, già a novembre, aveva tentato di avvelenarla, ma la vittima, a causa della forte intossicazione, era finita in ospedale riuscendo a salvarsi. Per questo motivo i magistrati minorili hanno contestato la premeditazione alla diciassettenne
La squadra mobile aveva ricostruito il rapporto conflittuale con la madre, ritenuta "troppo rigida" dalla figlia.