Il secondo covo di Messina Denaro è un bunker: dove si trova e cosa c’è dentro
È stato scoperto anche il secondo covo del boss Matteo Messina Denaro. I magistrati della Procura di Palermo e i carabinieri del Ros nella tarda mattinata di oggi hanno individuato un bunker non lontano dall'appartamento di vicolo San Vito a Campobello di Mazara utilizzato dal boss negli ultimi sei mesi.
Non un nascondiglio qualunque ma un vero e proprio bunker che il capomafia, finito in manette lunedì mattina, ha fatto costruire all'interno di un'altra abitazione situata a via Maggiore Toselli, nella stessa zona in cui si trova il primo covo. Questo secondo covo si trova dunque sempre a Campobello di Mazara, a circa 300 metri dalla casa di vicolo San Vito dove nella notte tra lunedì e martedì è stato individuato il primo nascondiglio di Messina Denaro.
Questo secondo appartamento, stando a quanto dichiarato dal sindaco di Campobello, Giuseppe Castiglione, e appreso da Fanpage.it, apparterebbe a una seconda persona. Si tratta di Errico Risalvato, indagato e poi assolto, nel 2001, dall'accusa di associazione mafiosa. Errico è fratello di Giovanni Risalvato, condannato a 14 anni per mafia ora libero, imprenditore del calcestruzzi.
Gli inquirenti sono sempre stati convinti dell'esistenza di un secondo luogo utilizzato da Messina Denaro per nascondersi durante la sua latitanza. Il procuratore aggiunto Paolo Guido ha lasciato il suo ufficio assieme al comandante del Ros, Lucio Arcidiacono, per recarsi proprio nel comune, nel bunker appena scoperto dove nelle prossime ore si recheranno presumibilmente anche i carabinieri della Scientifica per il sopralluogo.
Al secondo covo utilizzato da Matteo Messina Denaro a Campobello di Mazara gli investigatori del Gico della Guardia di Finanza sarebbero arrivati grazie all'analisi di alcuni dati catastali. Secondo quanto si apprende da fonti qualificate, proprio lo screening su questa serie di informazioni, assieme ad un'analisi del contesto scaturita da un'attività informativa e investigativa, ha infatti consentito di localizzare il covo.
Non è ancora chiaro se si tratti del luogo in cui il capomafia nascondeva i documenti più segreti oltre ai soldi contanti utilizzati presumibilmente in questi anni di latitanza. Ma, considerata la sua conformazione, potrebbe contenere documenti e materiali più importanti rispetto a quelli scovati nell'appartamento di proprietà di Andrea Bonafede, la cui identità è stata utilizzata dal boss per gli accertamenti in ospedale.
Nel primo covo gli inquirenti hanno infatti trovato cartelle cliniche e referti medici, ma anche un'agenda nella quale erano appuntati pensieri e riflessioni personali oltre a quelli che si presume siano gli incontri avvenuti con la figlia. Le cartelle mediche, recuperate in uno scatolone, dimostrano che il capomafia, incastrato proprio grazie all'inchiesta sulla gravi patologie di cui soffre, durante la latitanza ha incontrato diversi dottori, due dei quali ora risultano indagati.