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Cambiamenti climatici

Il rifugio tra le alpi colpito dalla siccità: “Anche fare un caffè in questo periodo è una difficoltà”

La siccità colpisce anche le zone montane e lo fa duramente: da diverso tempo il rifugio gestito da Manavella, tra le alpi Cozie, fa i conti con la poca disponibilità di acqua.
A cura di Stefano Toniolo
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Il termometro segna diversi gradi sopra allo zero e il metro di neve caduto pochi giorni prima si scioglie a vista d’occhio. Oltre i 2000 metri sembra tutto normale, se non fosse per le temperature elevate e i rubinetti asciutti. Massimo Manavella ha 54 anni ed è il gestore del rifugio “Selleries” a Roure, in provincia di Torino. Una situazione simile non l’aveva mai vissuta in quasi 18 anni di gestione.

La siccità colpisce anche le zone montane e lo fa duramente: da diverso tempo il rifugio gestito da Manavella fa i conti con la poca disponibilità di acqua, fino a quando, circa un mese fa, ha dovuto chiudere temporaneamente. “Ci troviamo in questa situazione, perché sono due anni che non vediamo una precipitazione seria – racconta Manavella – anche la neve molto bella che abbiamo adesso qua fuori, che è frutto di questi tre o quattro giorni di nevicata appena passata, è una cosa minima, nel senso che sono un’ottantina di centimetri di neve con quattro giorni di nevicate, che non è granché”.

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Ma oltre a un forte deficit nivometrico, si pagano anche le scarse piogge primaverili dell’anno scorso e quelle autunnali. “Noi abbiamo la fortuna di avere una serie sorgenti sotterranee. Gli stessi laghi in alto non sono alimentati da ghiacciai, ma sorgenti sotterranee, ma non piovendo queste sorgenti non vengono alimentate e quindi diminuisce sempre di più la disponibilità", prosegue Manavella.

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Noi in questo momento siamo a terra, come acqua, e per noi essere quasi a zero significa da una parte non avere l’acqua potabile e dall’altra avere pochissima luce, perché con l’acqua produciamo corrente elettrica”. Manavella aveva avuto le prime avvisaglie già l’anno scorso nel periodo di Pasqua, quando hanno notato che l’acqua che arrivava in rifugio era diminuita. A dare il segnale è il rubinetto del bar, che si trova alla fine dell’impianto idraulico. Se esce acqua, è tutto tranquillo, altrimenti significa che nel rifugio sta arrivando poca acqua: “Abbiamo avuto quest’esperienza per la prima volta e ci siamo accorti di questo dettaglio, che nei 17 anni prima non avevamo mai visto”, continua . Poi in estate, verso metà luglio, aveva dovuto chiudere il punto acqua esterno.

“Sta diventando una situazione un po’ cronica”, ammette il gestore, che per il futuro sta pensando a fonti di produzione energetica alternativa all’idroelettrico, come fotovoltaico ed eolico: “Il problema è che noi abbiamo una serie di servizi, anche minimi, che, nel momento in cui non c’è corrente, non possiamo più garantire. Anche un semplice caffè in questo periodo è una difficoltà”.

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