“Il regalo più bello? Cenare con mamma e papà”, chi era Pamela Mastropietro
Originaria di Roma, quartiere San Giovanni, la formazione professionale come estetista al centro Luigi petroselli, Pamela Mastropietro, 18 anni, ha finito i suoi giorni lontano da casa, a Corridonia (Macerata) dove si trovava ospite di una comunità di recupero per tossicodipendenti. Uccisa e smembrata, fatta a pezzi con meticolosa cura da chi le ha strappato la vita e poi abbandonata in una valigia come una bambola rotta, a 15 chilometri dalla comunità dove era ricoverata.
In molti in queste ore si stanno chiedendo chi era Pamela, cosa l'ha portata in quella struttura tanto lontana dalla sua città. È la stessa Pamela a rispondere dalla sua pagina Facebook, un catalogo di foto, canzoni e citazioni, che tratteggia la complessa personalità della diciottenne che sognava di lavorare nel salone di bellezza della mamma. Su tutto emerge la dipendenza dagli stupefacenti, un demone con cui Pamela ha combattuto a lungo e al quale, più di una volta, ha dovuto soccombere. "Tutti dipendiamo da qualcosa che ci fa dimenticare il dolore", scrive.
Anche se fragile, Pamela non era una ragazza rinunciataria: "Combino guai e a volte trovo soluzioni. Ma faccio di testa mia e va bene così". Sì: Pamela era inarrestabile e infatti già una volta, a ottobre 2017, era fuggita dalla comunità di recupero. Con gioia mamma Alessandra aveva annunciato che la sua bambina era stata ritrovata augurandosi che fosse l'ultima volta, ma Pamela, come tutti in famiglia sapevano, faceva ‘di testa sua'.
Anche l'ultima, quella fuga nel freddo gennaio, era una delle sue alzate di testa, l'ennesima ribellione per sfuggire ai suoi demoni, primo fra tutti quello della solitudine, o andarvi incontro, come poi è successo. Di lei restano la grinta e la rabbia, i colori sgargianti che indossava, i sorrisi, e quell'ombra di solitudine sul viso che non l'abbandonava mai. E la tenerezza, che dissimulava dietro quell'aria da dura. "Il regalo più bello?" scriveva – cenare con mamma e papà".