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Matteo Messina Denaro

Il Procuratore che ha arrestato Messina Denaro a Fanpage.it: “Caccia ai documenti del covo di Riina”

Paolo Guido è il procuratore aggiunto che ha coordinato le indagini dell’arresto di Matteo Messina Denaro: è uno dei primi che stanotte è entrato nel covo di Campobello di Mazara, in provincia di Trapani. A Fanpage.it spiega quello che hanno trovato e cosa stanno cercando.
A cura di Giorgia Venturini
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Notte e giorno nel "covo" di vicolo San Vito a Campobello di Mazara, in provincia di Trapani. Qui si nascondeva Matteo Messina Denaro, il boss di Cosa Nostra finito in manette dopo 30 anni di latitanza. Negli ultimi anni il cerchio attorno a lui si stava stringendo: gli arresti dei suoi fedelissimi mese dopo mese lo avevano messo alle strette. Poteva contare però ancora su una rete di chissà quante persone, membri di Cosa Nostra e no.

Il procuratore aggiungo Paolo Guido
Il procuratore aggiungo Paolo Guido

Infine, quel nome Andrea Bonafede usato per la sua copertura che lo ha tradito: così si era registrato anche nella mattinata di ieri lunedì 16 gennaio nella clinica privata di Palermo per le cure oncologiche, pochi secondi prima dell'arresto.

Nella notte uomini e donne del Ros di Palermo insieme all'aggiunto Paolo Guido, chi ha coordinato le indagini, hanno passato ore a perlustrare ogni millimetro del covo nel Trapanese, dove lui è originario. "Qui ha vissuto per almeno un anno, ora che abbiamo un volto e un nome cerchiamo gli altri covi", ha spiegato a Fanpage.it il procuratore aggiunto di Palermo.

A Paolo Guido la delega delle indagini su Matteo Messina Denaro gli era stata affidata nel 2017 dall’ex procuratore capo, Francesco Lo Voi. Da allora ha speso tutti i giorni in Procura con l'unico obiettivo di trovare il super latitante. Paolo Guido, 55 anni, è stato tra i primi a entrare nel covo di Campobello di Mazara.

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Cosa avete trovato all'interno del covo?

Non possiamo ancora rivelare molto perché siamo in fase di indagini. Ma posso confermare che sono stati trovati tanti indumenti di lusso. Abbiamo trovato una casa abitata, quindi immaginatevi quanti spunti può darci per la ricostruzione della latitanza e di tutta la catena che ha sorretto Matteo Messina Denaro".

Si parla dell'archivio di Totò Riina, che cosa state cercando?

Il tema è quello che accennano anche alcuni collaboratori di giustizia. Ovvero quel materiale che era nascosto nel covo di Riina e che nel corso delle operazioni di perquisizioni dopo l'arresto nel gennaio del 1993 non fu più ritrovato. O meglio, la casa dell'allora boss era stata trovata vuota, quindi si presume che probabilmente del materiale anche cartaceo sia stato prelevato da Cosa Nostra e, secondo alcune indicazioni, potrebbe essere stato affidato proprio a Matteo Messina Denaro. Ma questa è solo una ricostruzione, purtroppo processualmente c'è poco.

Quindi ora le nostre perquisizioni si stanno concentrando anche sulla ricerca di questo materiale. Sempre se esiste. Per ora non posso però svelare nulla.

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Si cerca anche chi lo ha appoggiato in tutti questi anni…

Certo è che in questi anni lo hanno sorretto e aiutato, chi lo ha fatto ha commesso un gravissimo reato. Perché tutto ciò che ha alimentato la sua latitanza ha fatto dei danni e soprattutto richiesto lo spiegamento di tanti e tanti militari e poliziotti. Tutti impegnati nella cattura di Matteo Messina Denaro e non impiegati quindi in altre attività utili comunque alla società.

Si cercano altri covi?

Sì, stiamo ricostruendo tutti i passaggi, tutta la sua vita da latitante. Ora abbiamo un volto e dei riferimenti, ora è tutto più possibile.

Cosa succederà adesso all'interno di Cosa Nostra?

Succederà quello che accerteremo. Ora non riusciamo a prevederlo: attendiamo i fatti e li valuteremo.

Durante l'arresto oltre ad aver confermato che era lui, Matteo Messina Denaro ha detto altro? Magari mentre era in macchina o in caserma?

Al momento ora possiamo solo rivelare che ha confermato il suo vero nome durante l'arresto.

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