Il primo Natale ortodosso degli ucraini in Italia, in fuga dalla guerra e lontani dalla famiglia
Irina Danilevska ha 33 anni ed è scappata da Kherson dopo poche ore dall’inizio dei bomardamenti. Con lei c’erano i genitori e la figlia, che oggi ha cinque anni. “Erano le sei e mezza di mattina, con mia figlia e i miei genitori, quando ci sono state le prime esplosioni a Kherson e in tutta l’Ucraina", racconta. "Abbiamo guidato per molto tempo, ma ora i miei genitori e mia figlia sono al sicuro”.
Ieri ha festeggiato il suo primo Natale da esule a Sant’Ambrogio di Torino, dove il parroco del paese, don Romeo Zuppa, ha organizzato una festa. Il viaggio verso l’Italia di Irina Danilevska è durato 11 giorni, segnati dalle lunghe attese al confine. Dapprima sono andati in Sicilia e poi nel torinese, dove hanno raggiunto la suocera di Irina Danilevska, in Italia da diversi anni. Oggi risiede in questo piccolo comune della provincia di Torino.
Oltre alla figlia, con lei c’è suo marito, Roman di 32 anni che, quando è scoppiata la guerra, si trovava in Slovacchia per lavoro e per questo ha potuto ricongiungersi con la famiglia, anziché combattere tra le fila dell’esercito ucraino.
In questi giorni in Ucraina dovrebbe esserci uno stop temporaneo delle ostilità, ma Irina non crede alla tregua di 36 ore annunciata da Vladimir Putin per preservare il Natale ortodosso. Infatti le notizie e i video che le giungono da Kherson parlano di raid e bombardamenti. “A Kherson nelle prime ore della tregua sono stati lanciati dei razzi”. Tra chi è rimasto in Ucraina c’è ancora suo fratello con i due figli. “Mio fratello ha due figli che sono anche miei figliocci. In Ucraina è tradizione dare loro regali e dolci. Oggi provo anche tristezza, perché avrei dovuto essere là con loro”. E ancora: “Con dolore spero che finisca presto questa guerra e che noi possiamo tornare tutti alle vite che avevamo prima”.