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Il prezzo di un bambino. Al chilo

E’ di oggi la notizia dell’operazione “Babylon” con cui la Polizia Postale ha scoperto una community pedopornografica online con 14.000 iscritti ma la notizia durerà giusto il tempo di un’indignazione. Siamo un Paese che non denuncia e soprattutto che non riesce ad aprire un serio dibattito sulla pedofilia. Perché? Per non disturbare qualcuno e perché forse la pedofilia l’hanno sfiorata tutti.
A cura di Giulio Cavalli
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La notizia dell'ultima operazione "Babylon" con cui la Polizia Postale ha scoperto una community pedopornografica online con 14.000 iscritti, 170.000 soggetti che hanno partecipato a transazione illecite e il sequestro di 11.000 conti correnti di moneta virtuale (bitcoin, con cui nel Deep web, la zona nascosta del web mondiale, si può comprare di tutto da armi, droga e appunto bambini) non la vedrete a lungo. Fa notizia oggi (anche perché tra i responsabili del negozio di pedopornografia online c'è anche un italiano) e al massimo condisce qualche editoriale di fondo e poi puf. Sparisce. Del resto quando lo scorso anno l'FBI con l'operazione "Silk Road" smascherò uno snodo pedopornografico online di dimensioni addirittura maggiori la notizia trovò poco (e breve) spazio comunque. Fino al prossimo delitto, la prossima bambina violentata o il prossimo insospettabile stimato professionista con il pc zeppo di orrori digitali e allora di nuovo: indignazione corale, "dovrebbero evirarli", un pizzico di pietismo pronto all'uso e poi basta. Puf.

Perché siamo un Paese incapace di aprire un dibattito serio, spesso e duraturo sulla pedofilia? La domanda non è banale se si tiene conto che in Europa (secondo il Consiglio d'Europa) un bambino si cinque è vittima di qualche forma di violenza sessuale e si stima che nel 70% (ma in alcuni Paesi addirittura nell'85%) dei casi l'abusante è qualcuno che il bambino conosce e di cui si fida. Eppure le denunce, soprattutto in Italia, sono poche, pochissime (si fatica ad arrivare al migliaio). Gli allarmi che suonano ogni tanto (qualche anno fa, ad esempio, Telefono Azzurro disse che sei casi su dieci di pedofilia in Italia avvengono in famiglia) hanno una velocità di rimozione dal dibattito pubblico come pochi altri temi. Perché?

Il Governo ha istituito l'Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile attraverso la legge 38/2006 (DISPOSIZIONI IN MATERIA DI LOTTA CONTRO LO SFRUTTAMENTO SESSUALE DEI BAMBINI E LA PEDOPORNOGRAFIA) con cui, tra l'altro, ha anche inasprito le pene ma se è vero che dal punto di vista legislativo siamo una delle nazioni più moderne in Europa, la cultura della tutela dei minori rimane un campo sottovalutato. Maria Rosa Dominici, giudice onorario del Tribunale dei Minori di Bologna nonché psicologa infantile, un giorno mi disse "forse ai bambini bisognerebbe dare il diritto di voto perché gli si riconoscano rispettati i diritti". O forse sarebbe il caso, dico io, che una volta per tutte si trovi il coraggio di dirci le cose in faccia, quelle dolorose, quelle che non vogliamo sentire.

I pedofili (reali o online) siamo noi: le statistiche e gli studi dicono che dobbiamo stracciare l'immagine dell'orco depravato e riprendere piuttosto la foto dell'uomo qualunque poiché «i molestatori spesso diventano leader di gruppi giovanili, infermieri, capi scout, insegnanti, "Fratelli maggiori" e pediatri. [Un pedofilo] è spesso un fervente cristiano con ruoli all'interno della sua chiesa» (G.G. Abel, N. Harlow, The Child Abuser: How Can You Spot Him?, Redbook Magazine). E attenzione: c'è pedofilia anche senza contatto con il bambino, attraverso l'esibizionismo o la riproduzione di materiale pedopornografico. Ancora più chiaro e preciso il profilo del pedofilo online: incensurato, molto giovane (tra i 18 e i 25 anni), in maggioranza indaffarato tra chat e forum alla ricerca di un veloce appagamento immediato e abile nella "formazione dell'amicizia", poi del rapporto di fiducia, in grado di formarsi una equilibrata valutazione del rischio fino all'immaginabile fine.

E' davvero così raro quindi, l'orco online? E' davvero così profondamente diverso dai tanti surfisti nell'immenso mare di poronografia gratuita che sta nel web? Ma davvero vogliamo credere, guardando le classifiche dei gusti sessuali in internet, che il bambino o la bambina non sia per molti solo un passo in più dell'estremo così tanto ricercato? Forse succede che di pedofilia (e pedopornografia) in Italia non se ne parli perché tutti l'abbiamo sfiorata, ne abbiamo sentito l'odore, ne abbiamo avuto indiretta sensazione o perché davvero siamo convinti che sia rara? Dicono che l'argomento è tabù. Ci dicono così. Eppure la pedofilia è un sistema, un fenomeno di massa con i numeri e gli scempi di un olocausto. Un olocausto, però, di cui sembra che ci interessino solo le vittime o al massimo qualche criminale seriale: i molestatori "quotidiani" no, quelli no. Quelli non li leggi sui giornali.

Siamo un Paese che vende bambini al chilo, in immagini o dal vivo, che per non disturbare l'appetito (e la Chiesa) ha messo un fenomeno onnipresente nel cassetto sbagliato dei "crimini rari e orribili" senza rendersi conto che ormai la pedofilia (e più largamente il mancato rispetto dei diritti dei minori e dei più deboli) è una postura: divertirsi con chi non ha l'arma della denuncia è da sempre il capolavoro dei codardi. Succede online, succede di nascosto ma succede anche nelle auto che vi inchiodano davanti in una strada "di carne giovane" che percorrete mentre tornate a casa. O no?

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