“Il sazio non crede al digiuno”, dice un proverbio. Succede anche sul lavoro. Quei pochi che hanno stipendio fisso, diritti sindacali, straordinari, festivi, tredicesima, ferie, contributi, fanno una gran fatica a capire l’altra metà del lavoro, quella dei precari. Il Rapporto sui diritti globali dice che in Italia, ormai, sono circa 3 milioni e mezzo. Guadagnano in media 800 euro al mese. La maggior parte è laureata, specializzata, e nemmeno più così giovane visto che corre verso i 40 anni. Una marea umana che affronta ogni giorno di lavoro tirando il fiato, sperando non sia l’ultimo, con il senso di soffocamento che dà una dipendenza totale, un’incertezza assoluta, una paura fottuta. Accanto a loro, magari alla scrivania vicino, hanno spesso un lavoratore garantito che, con meno competenze, lavora la metà, guadagna il triplo, e spesso è il primo a dire che il precario si “lamenta troppo”. Sarebbe bello, per un mese, invertire le parti. Quanto impiegherebbe un garantito a impazzire?