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Matteo Messina Denaro

Il pm Di Matteo dopo l’intervista a Baiardo: “Ecco chi potrebbe averlo spinto a parlare”

“È difficile credere che queste dichiarazioni così nette Baiardo le abbia fatte senza il consenso dei fratelli Graviano, senza essere addirittura mandato da loro” ha spiegato il pm antimafia Nino Di Matteo, avvertendo che “Questa situazione va approfondita e non va presa sotto gamba”.
A cura di Antonio Palma
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Dietro l’arresto di Matteo Messina Denaro potrebbe esserci l’ombra dei fratelli Graviano, i due boss mafiosi Giuseppe e Filippo, suoi fedelissimi alleati fin dagli esordi nella criminalità organizzata, persino in vacanza con lui quando diventò latitante nel 1993.

Ad avanzare sospetti sui due fratelli, ora in carcere al 41 bis dopo essere stati per anni reggenti del mandamento di Brancaccio-Ciaculli e con un ruolo chiave nell'organizzazione delle stragi mafiose degli anni ’90, è il procuratore Nino Di Matteo ricordando le inquietanti previsioni sull’arresto di Messina Denaro fatte da Salvatore Baiardo, ex fedelissimo dei due boss.

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Secondo il membro togato del Csm, sotto scorta dagli anni ’90 per le minacce di attentati contro di lui, quelle frasi vanno approfondite per chiarire a che titolo parlasse Baiardo quando in una trasmissione televisiva su la7 due mesi fa disse che Matteo Messina Denaro stava molto male e che avrebbe potuto farsi arrestare, lasciando intendere una sorta di trattativa in corso.

Baiardo aveva parlato di un tentativo di accordo da parte dei boss con lo Stato sulla cancellazione dell’ergastolo ostativo, che però in realtà poi non è arrivato. Si tratta di un accordo a cui Di Matteo non crede ma anche di parole pesanti su cui il procuratore chiede di fare luce al più presto.

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"Sono rimasto colpito dalla nettezza delle dichiarazioni del Baiardo, soprattutto dal riferimento temporale. Baiardo disse che Messina Denaro sarebbe stato arrestato di lì a pochi mesi. Questa situazione va approfondita, non va presa sotto gamba se si considera che Baiardo è stato un uomo molto vicino a Giuseppe e Filippo Graviano, e loro amico, condannato definitivamente per favoreggiamento in relazione alla latitanza dei fratelli Graviano” ha spiegato infatti Di Matteo intervenendo alla trasmissione Atlantide su La7.

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“È difficile credere che queste dichiarazioni così nette, così insinuanti le abbia fatte senza il consenso dei fratelli Graviano, senza essere addirittura mandato da loro. Ma non le ho intese in relazioni a uno scambio: arresto di Messina Denaro contro la liberazione dei fratelli Graviano", ha aggiunto Di Matteo.

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Certamente le indagini su chi ha coperto il boss per tutti questi decenni ora devono essere approfondite. "Le indagini cominciano ora. Di fronte a certi comportamenti così apparentemente incauti l’alternativa è chiara: o Matteo Messina Denaro si sentiva tanto potente da essere certo che non lo avrebbero arrestato, o si è fatto arrestare non facendo nulla per nascondersi’’ ha detto il togato del Csm e pm antimafia.

"L’arresto di Matteo Messina Denaro è una tappa importante nella lotta alla mafia ma è oggettivamente scandaloso che oggi, in un’epoca di tecnologie avanzate e con la preparazione delle nostre forze di polizia, un soggetto resti latitante per 30 anni” ha sottolineato ancora Di Matteo, concludendo: "In questi anni sulla latitanza di Messina Denaro si è detto di tutto ma le cronache di questi giorni ci dicono invece che è stato rintracciato a casa sua, il suo volto è uguale a quello delle foto della polizia. Ha abitato a Campobello di Mazara, ha girato con il documento di un’altra persona che abitava nello stesso posto, è stato arrestato in una clinica frequentata da centinaia di persone, aveva un cellulare con cui scambiava messaggi con altri pazienti e si scattata selfie. Lo Stato deve mostrare di non avere paura di fare certe domande e di indagare su cose molto scomode. In Italia ci sono magistrati in grado di gestire collaborazioni delicate, l’importante è che la magistratura, e soprattutto lo Stato, dimostrino di non avere paura’’.

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