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Il piccolo Simone suona la campanella del Sollievo dopo 2 anni, leucemia sconfitta: “Ora è tempo di vivere”

Simone per due anni ha affrontato la sua battaglia e al tempo stesso ha imparato a correre, a parlare e a cantare, riempiendo di sorrisi e chiacchiere medici e operatori fino alla campanella liberatoria dei giorni scorsi che ha sancito le sue dimissioni.
A cura di Antonio Palma
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Abbracciato alla sua mamma, che lo sostiene e lo solleva, suona con tutta la sua forza la Campanella posta all'uscita del reparto di Pediatria Oncologica tra l'applauso di tutti i medici e gli infermieri. È il gesto di liberazione e di gioia del piccolo Simone, un bambino pugliese che a tre anni e mezzo, di cui due passati tra ospedali, cure mediche e visite e analisi di ogni tipo per combattere la leucemia, può ora tornare a vivere la sua vita di bambino tornando a casa.

A raccontare la sua storia è la Fondazione Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, in provincia di Foggia, nel cui ospedale il piccolo Simone è stato in cura per due anni di terapie nella Pediatria Oncologica e dove infine alcuni giorni fa ha potuto suonare la Campanella del Sollievo che indica finalmente il momento di lasciare il reparto.

La lettera di mamma Alessandra (da operapadrepio.it)
La lettera di mamma Alessandra (da operapadrepio.it)

Quel giorno, mamma Alessandra non ha voluto far mancare il suo grazie all'intero reparto, aggiungendo quanto di più bello un genitore possa desiderare per un figlio: "Simo mio, adesso è arrivato davvero il tuo momento, adesso è tempo di vivere, scoprire la bellezza del mondo e riprenderti quell'infanzia rubata per troppo tempo. Io e papà cercheremo di chiudere le nostre paure in un posticino lontano, lontano e respireremo appieno questa nuova vita, queste nuove emozioni".

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Una paura quella raccontata da Alessandra che è entrata prepotentemente nella vita della famiglia nell'ottobre del 2020 quando al loro piccolo Simone, che aveva appena un anno e mezzo, gli era stata diagnosticata la leucemia. "Alessandra e Antonio, due giovani sposi da poco diventati genitori, sono stati catapultati in un mondo sconosciuto fatto di esami, terapie, cerotti e tubi gialli"  raccontano dall'ospedale.

In quel reparto, Simone ha affrontato la sua battaglia e al tempo stesso ha imparato a correre, a parlare e a cantare, riempiendo di sorrisi e simpatiche chiacchiere medici e operatori fino all'applauso liberatorio dei giorni scorsi.

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