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Il picco dell’influenza in arrivo a fine gennaio, D’Amato: “Come prevenire contagi e polmoniti”

Il picco per l’influenza che ha tenuto migliaia di italiani nel letto durante le festività natalizie sta per essere raggiunto. Secondo gli esperti, infatti, da fine gennaio la strada potrebbe tornare in discesa. I consigli del Prof, Gennaro D’Amato per prevenire il contagio e le polmoniti tra adulti e bambini.
Intervista a Prof. Gennaro D'Amato
Medico Penumologo per anni direttore di ruolo della Divisione di Malattie Respiratorie e Allergiche dell'Azienda Ospedaliera ad alta specialità di rilievo nazionale “A. Cardarelli". 
A cura di Gabriella Mazzeo
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Il picco per l'influenza e il raffreddore che in queste settimane hanno tenuto migliaia di italiani nel letto sta per arrivare: secondo gli esperti, l'apice si raggiungerà fra fine gennaio e inizio febbraio, poi la strada sarà in discesa. Quest'anno, però, l'influenza non segue il normale corso dell'inverno: a spiegarlo è il Prof. Gennaro D'Amato, per anni primario della Divisione di Malattie Respiratorie e Allergiche dell'Azienda Ospedaliera ad alta specialità di rilievo nazionale “A. Cardarelli".

L'aumento dei casi riguarda anche i bambini in età scolare che però in questo periodo di feste natalizie sono stati contagiati soprattutto dagli adulti durante i tradizionali cenoni in famiglia. Una situazione che non deve stupire, secondo D'Amato. "La trasmissione tra bambini e adulti – spiega a Fanpage.it – è possibile. A volte sono i piccoli a portare a casa dalla scuola l'influenza, trasmettendola poi al resto della famiglia, ma succede anche il contrario quando l'influenza si prende durante le vacanze".

Dottore, quando raggiungeremo il picco dei contagi?

Sicuramente tra fine gennaio e inizio febbraio, poi ci auguriamo che il numero degli italiani ammalati inizi a scendere. Neppure l'anno scorso è stato rose e fiori da questo punto di vista. Nonostante le influenze preoccupanti dell'anno scorso, ci siamo ritrovati nella stessa situazione con l'arrivo dell'inverno. Da settembre abbiamo avuto delle ricorrenze infettive, già iniziate con la pandemia da Covid-19, che hanno colpito l'apparato respiratorio. Tra adulti e bambini sono state registrate tante broncopolmoniti. Di fatto il virus influenzale H1N1 è quello che sta colpendo di più gli italiani ed è anche il più preoccupante fra quelli di questo tipo. Una decina di anni fa fu proprio l'H1N1 a causare problemi di epidemia. Io lavoravo nel reparto di Malattie Respiratorie dell'ospedale Cardarelli e ricordo di aver visto tantissime polmoniti. Da allora poi ne ho viste di meno, ma questo trend sembra essere tornato adesso e gli ospedali si sono nuovamente riempiti.

Prof. Gennaro D'Amato
Prof. Gennaro D'Amato

A cosa dobbiamo questo aumento dei casi tra adulti e bambini? 

Sicuramente anche ai cenoni di fine anno e alle feste natalizie, contesti in cui si ritrovano tante persone al chiuso. Speriamo che dopo la fine delle feste, i contagi siano molti meno. Ci sarebbe però da aggiungere che la colpa è anche dei pochi vaccini fatti in questi mesi.

Cioè?

Una cospicua parte della popolazione non si vaccina contro l'influenza, contro il Covid o la polmonite. Il vaccino antinfluenzale è raccomandato anche per i bambini, anche se non è obbligatorio. Quello che non si capisce è che il vaccino contro l'influenza è effettivamente un ombrello, riduce di moltissimo il rischio di ammalarsi e di fare i conti con tutto quello che ne consegue sulla salute.

Anche per quanto riguarda la polmonite?

Il vaccino antipolmonite è obbligatorio per i bambini e per fortuna le mamme portano i figli a vaccinarsi. Non c'è la stessa attenzione per quanto riguarda il vaccino antifluenzale e quello contro il Covid, in gergo definito "booster". Alcune persone pensano che basti vaccinarsi una volta o che non serva più chiedere il richiamo booster.

Invece serve.

Certo, perché dopo 4 mesi gli anticorpi cadono, anche se sono stati fatti più vaccini e anche se il paziente ha contratto il Covid. I pediatri consigliano il vaccino antinfluenzale anche nell'infanzia perché l'influenza per un bambino può essere molto infettante e diventare qualcosa di più allarmante, trasformandosi a volte anche in polmonite.

A proposito di questo, quando un bambino deve essere portato in ospedale?

Bisogna sapere che in caso di bronchiolite si richiede effettivamente il ricovero, mentre per una febbre influenzale con tosse si può stare tranquilli e restare a casa. Portare un bimbo in ospedale per un po' di febbre e la tosse non serve.

Come distinguere le due cose allora?

Una tosse dovuta all'influenza si riconosce abbastanza facilmente perché il piccolo avrà febbre per 2 o 3 giorni con un po' di raffreddore, insomma con i normali sintomi che tutti conosciamo. A quel punto, in accordo col medico che segue il bambino, si somministra un po' di tachipirina e si resta a riposo. Nell'infanzia la maggioranza delle infezioni arriva da virus influenzali e parainfluenzali, curabili a casa.

In quei casi quindi si somministra solo la tachipirina? L'antibiotico serve?

No, basta la tachipirina. L'antibiotico non va dato perché in questo modo induciamo resistenze batteriche notevoli che non servono. C'è uno spreco in questo senso: appena si ha un po' di febbre si ricorre all'antibiotico, ma con il virus influenzale e con il Covid non andrebbe somministrato.

Quando bisogna iniziare a preoccuparsi allora?

I primi sintomi influenzali li conosciamo tutti, per quelli va benissimo la tachipirina. Se c'è un po' di tosse si può associare una piccola dose di cortisonico e si resta a riposo. Se invece la febbre si rialza dopo alcuni giorni senza regredire e se la sintomatologia tende a intensificarsi, allora si può pensare a una sovrapposizione batterica data dallo pneumococco o streptococco. In questo caso è opportuna una visita a domicilio o in ospedale per verificare l'aggiusto terapeutico. Personalmente ho visto molte persone con tosse intensa e con l'ascultazione tramite fonendoscopio ho constatato che i pazienti avevano bronchite o broncopolmonite. In questa situazione ho visto molti più adulti che bambini.

E come si riconoscono bronchite o broncopolmonite?

Con il fonendoscopio è possibile riconoscere nel respiro dei rantoli. Se ci sono, vuol dire che la componente virale dell'influenza si è complicata.

Cosa si può fare per evitare il contagio, soprattutto nei bambini?

La prima cosa sono ovviamente i vaccini. La Società Italiana di Pediatria dà dei consigli anche online per quanto riguarda i vaccini da fare. Per esempio, l'anticovid può essere effettuato dai sei mesi di vita in su e quello per l'influenza è raccomandato. I bimbi hanno ben 12 vaccini obbligatori da fare e li tollerano benissimo, hanno ridotto moltissimo la mortalità infantile. Perché quindi non sottoporli anche all'antinfluenzale?

A proposito di polmoniti, possono avere conseguenze sulla salute anche dopo la guarigione?

Se curata bene, la polmonite non ha alcuna conseguenza sui bimbi. Ovviamente è importante curarla con attenzione. Il bimbo va visitato con il fonendoscopio e deve assumere antibiotici e dosi non elevate di cortisonici. Poi consiglio a tutti i genitori di far bere tanta acqua ai bambini, perché quella è il miglior mucolitico che la natura ci ha regalato.

Vale anche per gli adulti?

Certo, bambini e adulti. Bisogna bere molto, appena si inizia a tossire bisogna mandare giù dell'acqua. Io chiedo sempre ai bambini che visito di farmi vedere le loro bottigliette d'acqua, perché è di grande aiuto.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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