Il Papa: “No al tariffario per i sacramenti”. I parroci: “Con quei soldi paghiamo bollette e tasse…”
"Quante volte vediamo che entrando in una chiesa, ancora oggi, c’è la lista dei prezzi per il battesimo, la benedizione, le intenzioni per la messa. E il popolo si scandalizza?". Il pesante monito lanciato qualche giorno fa da Papa Francesco non ha lasciato indifferenti né i fedeli né i sacerdoti. I primi hanno per lo più esultato, stanchi di dover versare un obolo persino a una delle istituzioni più ricche – quella della Chiesa. I secondi ufficialmente si sono detti pienamente d'accordo, salvo ricordare che ogni parrocchia ha le sue spese da sostenere: bollette di luce, acqua e riscaldamento, tassa dei rifiuti, assicurazioni e stipendi dei sacrestani. Migliaia di euro di "costi vivi", mentre le entrate sono tutt'altro che assicurate. Così, se è vero come è vero che i tariffari per battesimi, cresime e comunioni sono stati banditi, almeno a Milano si accettano di buon grado le donazioni volontarie. Don Davide Milani, portavoce della diocesi, ha dichiarato: "Imporre costi fissi è commettere un abuso grave, scandaloso. Nella Diocesi di Milano, la più grande al mondo, non accade da nessuna parte da 20 anni. Sfido chiunque a trovare esempi contrari". Già, ma tra il dire e il fare anche stavolta sembra esserci di mezzo il mare e, con qualche verifica, si scopre che i prezzi non vengono imposti ma sicuramente "caldamente" suggeriti.
Il Corriere ha fatto un piccolo esperimento, alzando la cornetta e telefonando a svariate parrocchie. Alla Madonna dei Poveri il prete ha suggerito: "Per il suffragio in memoria di un defunto il dono è 10 euro a messa, il ricordo a cadenza mensile per un anno farebbe 120″. Al Duomo la stessa 2pratica" costa 15 euro mentre a San Lorenzo maggiore "minimo 20". Il battesimo in Santa Maria alla Fontana? "Per l’affitto della saletta molti danno 100 euro e per la celebrazione vanno bene 50". Evidentemente il monito di papa Francesco potrebbe essere destinato a cadere nel vuoto soprattutto se le parrocchie non troveranno sistemi alternativi per sostenersi. Don Mario, sacerdote di Sant’Ignazio di Loyola: "Per i poveri non resta che il 10%, avessimo più offerte faremmo più carità".