Il papà di Marco, morto nel rogo di Londra: “Mi ha salutato con un messaggio di 8 secondi”
Un messaggio di otto secondi lasciato nella segretaria telefonica del padre. Così Marco Gottardi, il ragazzo di ventotto anni di San Stino di Livenza (Venezia) morto lo scorso giugno nel terribile rogo della Grenfell Tower a Londra, ha detto addio ai suoi genitori in Italia mentre le fiamme divoravano il palazzo in cui da qualche tempo viveva insieme alla sua fidanzata, Gloria Trevisan. A parlare di quel messaggio al Corriere della Sera è stato il suo papà, Giannino Gottardi, appena tornato da Londra dove ha scoperto che per quasi due ore, quella notte, i vigili del fuoco ordinarono ai residenti di restare nei loro appartamenti con le porte sbarrate. “Una follia – commenta il papà del giovane architetto -. È stata una parziale consolazione apprendere che Marco e Gloria non sono morti arsi vivi. Li ha uccisi prima il monossido di carbonio”. I genitori del giovane hanno potuto avere i documenti di Marco, tutti integri, e anche gli indumenti, solo in parte bruciati. Di suo figlio il papà ha detto che era un ragazzo buono, riflessivo, determinato, all’antica, che aveva deciso di andare via dall’Italia perché voleva dimostrare di riuscire a farcela da solo. Nello studio di ingegneria a San Donà di Piave guadagnava 400 euro al mese mentre a Londra lui e Gloria riuscivano a pagare l’affitto di un appartamento nuovo di zecca con una vista stupenda.
L'ultimo messaggio di Marco ai suoi genitori – Di quella terribile notte ricorda che avrebbe dovuto partire per una vacanza: “Alle 3.45 la mamma di Gloria informò mia moglie dell’incendio scoppiato nella Grenfell tower. Marco non ci aveva chiamato per non impensierirci. Lo cercai subito sul cellulare. La voce non era concitata. Voleva convincermi che i vigili del fuoco avrebbero risolto l’emergenza”. Ma dopo aver visto le immagini in tv della torre che bruciava il papà capì che era la fine. Poi anche Gloria salutò i suoi genitori sapendo di dover morire. L’ultima comunicazione da parte di suo figlio arrivò alle 4.10: era un messaggio di Marco registrato in segreteria. Un saluto di otto secondi, che il papà di Marco cercò di non far sentire a sua moglie: “Non riesco a capire perché cade in continuazione la linea. Vi voglio bene. A tutti e due, te e la mamma”, le ultime parole dette al papà che, dopo aver continuato a fare il numero ancora per una mezz’ora, si fermò. La linea era libera, ma Marco non rispondeva più.