Il papà di Federico Aldrovandi: “Hanno ucciso un bambino, agenti via dalla polizia”

Sono passati quasi otto anni dalla morte di Federico Aldrovandi, il giovane di Ferrara che, dopo una serata trascorsa fuori, non è più tornato a casa da sua madre Patrizia e suo padre Lino. Non è tornato a casa perché è morto in seguito a un controllo della polizia, ucciso da quattro agenti che per quel reato sono stati condannati in via definitiva. E nonostante siano trascorsi molti anni dalla sua scomparsa i genitori non possono accettare quanto accaduto. Non può accettarlo sua madre, che dal giorno della morte del ragazzo si è battuta per dargli giustizia, e non può accettarlo suo padre, un uomo che “amava la divisa”. E oggi, nel giorno in cui la città di Bologna ha conferito la cittadinanza onoraria a Patrizia Moretti, la mamma di Federico, suo padre Lino lo ha ricordato come un giovane “dolce e tontolone”, un ragazzo che baciava la nonna di spalle e le chiedeva “come mi sta il giubbotto di pelle nuovo?”.
Via gli agenti condannati dalla polizia – È il ricordo di un bambino, del suo bambino, quello di papà Lino. Quando è stato ucciso Federico Aldrovandi era, a suo dire, un bambino nel corpo di un diciottenne di un metro e 80: “Hanno ammazzato un bambino, un bambino, vanno allontanati dalla polizia”. Il riferimento va chiaramente ai quattro agenti responsabili di tale delitto, poliziotti condannati e 3 anni e 6 mesi di reclusione. Il papà di Federico, nel parlare di suo figlio, commenta anche le polemiche relative alla decisione della città di Bologna di conferire la cittadinanza onoraria alla mamma del giovane. Secondo Lino si tratta di “un ulteriore gesto di civiltà da parte della società, un continuum di quel rispetto e dignità che dobbiamo riconoscere a un ragazzo ucciso senza una ragione”. Patrizia Moretti, nell’accogliere questo riconoscimento, ha parlato a sua volta di un “segno di speranza” per tutte quelle famiglie che mentre lottano perché si faccia giustizia si sentono “lo Stato contro”.