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La morte di Alex Marangon

Il papà di Alex Marangon sugli esami tossicologici: “Mio figlio morto per le botte, non per l’ayahuasca”

“Nostro figlio non era un drogato, adesso non lo si faccia passare per tale. Alex è morto per i colpi ricevuti e non per l’ayahuasca”. Lo ha detto Luca Marangon, padre di Alex, il 25enne trovato morto nei pressi del Piave dopo aver partecipato a un rito sciamanico nell’Abbazia di Vidor. Ieri sono stati diffusi i risultati degli esami tossicologici eseguiti sul corpo del giovane.
A cura di Eleonora Panseri
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"Nostro figlio non era un drogato, adesso non lo si faccia passare per tale. Alex è morto per i colpi ricevuti, alle spalle peraltro, e non per l’ayahuasca". A parlare è Luca Marangon, padre di Alex, il 25enne scomparso dopo aver partecipato a un rito sciamanico nell’Abbazia di Vidor e trovato morto dopo tre giorni nei pressi del Piave.

Le parole dell'uomo, riportate da Il Gazzettino, arrivano all’indomani dei risultati degli esami tossicologici, che hanno rilevato la positività, nel sangue e nelle urine del ragazzo all’ayahuasca (bevanda psichedelica preparata con diverse piante amazzoniche vietata in Italia, ndr), così come ad altre sostante.

Ora però familiari e amici temono che la scoperta possa distogliere l’attenzione degli inquirenti dall’ipotesi dell’omicidio, per la quale la Procura di Treviso ha aperto un fascicolo. “In molti già pensano che mio figlio se la sia andata a cercare – aggiunge ancora Luca Marangon – ma io vorrei ricordare che non è morto per le sostanze ma per i colpi ricevuti”.

Il 26enne Alex Marangon
Il 26enne Alex Marangon

Entrambi i genitori di Alex Marangon erano a conoscenza del fatto che il figlio avesse assunto ayahuasca anche in precedenti occasioni e che l’avrebbe fatto anche durante il ritiro a Vidor del 29 giugno, hanno detto i due durante la puntata di mercoledì scorso del programma Mediaset Fuori dal coro: "Lui ci diceva che partecipava a questi riti, non eravamo proprio d’accordo ma ce ne parlava".

"Abbiamo cercato di convincere Alex che le persone che organizzavano quei raduni erano una setta ma lui vedeva sempre il buono negli altri, diceva che per lui erano una seconda famiglia", hanno detto ancora i genitori del 26enne. "Si è fidato delle persone sbagliate che l’hanno tradito, colpendolo alle spalle – sottolinea il padre -. Ha visto qualcosa che non doveva vedere o si è rifiutato di fare qualcosa".

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