Il padre di Mattia, ucciso dall’alluvione: “Non si può morire per una pioggia. Presenteremo esposto”
Al dolore per la perdita di un figlio di appena otto anni ora si sommano la rabbia e il desiderio di giustizia. A 48 ore dal ritrovamento del corpo del piccolo Mattia, il bimbo travolto dall'alluvione del fiume Nevola la sera del 15 settembre, il papà Tiziano Luconi ha rilasciato una breve intervista al Corriere della Sera. "Mio figlio poteva essere salvato. Se fosse scattata l’allerta, non l’avrei fatto uscire".
Per questo, ha aggiunto il genitore, "presenteremo un esposto in Procura perché non è possibile nel 2022 morire per una pioggia. Non voglio che succeda mai più, non voglio che altri Mattia vengano sacrificati in questo modo…". Dopo il dolore tremendo per la scomparsa del figlio, per la famiglia del piccolo Mattia ora è il momento della rabbia e della richiesta di verità e giustizia. "All'improvviso – confida – ho sentito dentro di me il bisogno di chiamare un mio amico avvocato: presenteremo un esposto in procura. Perché l'allerta non è scattata? Ad Arcevia e Cantiano già dalle 19.20 stavano sott'acqua", chiede Tiziano.
Due procure indagano per omicidio colposo plurimo e inondazione colposa
Nei giorni scorsi le Procure di Ancona e Urbino hanno aperto due fascicoli d'inchiesta per i reati di omicidio colposo plurimo e inondazione colposa per i mancati allarmi e altre eventuali responsabilità. "Dal punto di vista della dinamica degli eventi quello che si riscontra in questo momento è che non c'è stata un'allerta da parte della Regione Marche nei confronti dei Comuni", ha spiegato la procuratrice capo della Procura di Ancona Monica Garulli a proposito dell'inchiesta sull'ondata di maltempo che ha devastato il Senigalliese, provocando 12 vittime accertate e ingenti danni economici.
"Le indagini sono in una fase molto iniziale – ha sottolineato -, tutte le ipotesi ricostruttive sono prese in considerazione. La principale preoccupazione della Procura è di assicurare fonti di prova che possano essere di ausilio nella ricostruzione dei fatti – ha spiegato Garulli -. Ci sono acquisizioni documentali, ci sono anche acquisizioni testimoniali, tutto quello che può concorrere a ricostruire esattamente l'evento del 15 settembre". "Questa volta le vittime hanno interessato principalmente i Comuni a monte del fiume Misa – ha detto ancora – diversamente dal 2014, quando le vittime erano nel centro abitato di Senigallia". Quanti ai tempi dell'inchiesta, saranno "compatibili con l'accertamento dei fatti e anche cin un'esigenza di risposta. Cercheremo di fare il meglio in questo senso".