Il padre di Filippo Turetta: “Mi vergogno, quelle frasi non si dicono nemmeno per scherzo”
"Non pronuncerei più quelle parole. Quelle cose non si dicono nemmeno per scherzo. Ma vorrei le persone capissero che in quel momento era un tentativo disperato di un genitore di evitare un suicidio. Ora, provo imbarazzo". A parlare è Nicola Turetta, papà di Filippo, il 22enne al momento in carcere per l'omicidio dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin, consumatosi lo scorso 11 novembre.
È tornato a parlare dopo le polemiche scoppiate in seguito alla pubblicazione di alcune frasi che lui stesso ha pronunciato durante il primo colloquio col figlio tenutosi nella struttura detentiva di Montorio qualche giorno dopo l'arresto del ragazzo in Germania. In una intervista pubblicata oggi sul Corriere della Sera, Nicola Turetta ha ribadito le scuse per quanto detto: "Ho detto tutte quelle fesserie. Ma non le pensavo assolutamente. Non sapevo come affrontare mio figlio. Ci avevano riferito che Filippo aveva tentato di togliersi la vita", ha detto, aggiungendo: "Da genitore ho cercato di tenerlo in vita affinché scontasse la sua pena. Erano frasi senza senso, un disperato tentativo di un padre di evitare il suicidio del figlio. Chi non lo avrebbe fatto?". Da qui anche la raccomandazione di laurearsi.
Alla domanda se dopo 7 mesi siano riusciti a parlare col figlio di quanto successo a novembre scorso, ha dichiarato: "Lui ora si rende conto di quello che ha fatto. Vuole scontare la sua pena. Non ha nessuna speranza o intenzione di sottrarsi alle sue responsabilità", mentre nei confronti suoi e di sua moglie "è scoppiata una nuova ondata di odio e indignazione", riferendosi anche alle parole del cugino e della sorella di Giulia Cecchettin. "Io e mia moglie – ha aggiunto – avevamo da poco trovato la forza per tornare al lavoro. Questi mesi sono stati difficilissimi. Abbiamo cercato di farci coraggio anche perché abbiamo un altro figlio".
Intanto, si avvicina la data del processo per Filippo Turetta, in programma il prossimo 23 settembre. L'accusa per il giovane reo confesso dell’omicidio della sua ex fidanzata, formulata dal Pm Andrea Petroni, è di omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione, crudeltà, efferatezza, sequestro di persona, occultamento di cadavere e stalking. Rischia l'ergastolo.