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Il NY Times spinge per legalizzazione marijuana: “Meno dannosa dell’alcol”

Tra i quotidiani più autorevoli oltreoceano, il NYT lancia una campagna in sostegno della legalizzazione, sostenendo che il proibizionismo comporti costi altissimi per un prodotto che comporta problemi alla salute minori di quelli dell’alcol.
A cura di Andrea Parrella
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Qualche giorno fa Snoop Dogg, il rapper noto per la sua posizione a favore della legalizzazione della marijuana, affermava di averne fumata, una volta, nel bagno della Casa Bianca. Raccontando l'aneddoto spiegavamo anche come il presidente Obama non si fosse mai mostrato troppo contrario all'idea di rivedere le leggi proibizioniste riguardanti il consumo e la vendita di erba. E pare che in questi giorni in America si stia muovendo qualcosa, anche dopo l'endorsement chiaro che il New York Times, uno dei quotidiani più autorevoli del paese, ha fatto a favore della legalizzazione della cannabis.

Fermare il proibizionismo

Il lancio avviene con un editoriale dal titolo imperativo "Abrogare il proibizionismo, di nuovo" e il riferimento e relativo ad una motivazione che molti consumatori e sostenitori dell'antiproibizionismo utilizzano per suffragare le proprie ragioni: per più di dieci anni il proibizionismo sull'alcol, in America, non ha fatto altro che far accrescere la criminalità, il mercato e, certamente, non è stata una soluzione al problema. In più il New York Times snocciola dati chiari: i costi della lotta alla marijuana sono alti, più di 600 mila persona all'anno hanno problemi con la legge in relazione alla marijuana stessa e cocaina, eroina ed altre droghe certamente con effetti più pesanti sulla salute, ne producono poco più di un terzo. Quello legale, continua il quotidiano, è inoltre un problema legale che pesa in modo sproporzionato e razzista sulla popolazione, colpendo molto di più la popolazione di colore, rovinando la vita di molti e creando nuove generazioni di carriere criminali.

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Marijuana meno dannosa dell'alcol

Certo, il NYT non elude un problema sostanziale, ovvero che la marijuana resta qualcosa in grado di creare problemi cerebrali con un consumo pesante e costante ed è per questo che la proposta sarebbe quella di impedire la vendita a persone con un'età inferiore ai 21 anni. Mentre il problema della conversione del sistema di produzione illecito, in uno di tipo assolutamente statalizzato, per quanto possa comportare problemi iniziali, nell'editoriale appare come qualcosa di superabile. La questione sostanziale si riduce ad una sola tematica, sempre inerente ad un parallelismo con l'alcol: citando studi scientifici piuttosto autorevoli, l'idea è che la marijuana comporti danni alla salute la cui gravità sarebbe di entità molto inferiore a quelli comportati dall'alcol.

La campagna del New York Times

Consapevole della difficoltà di far passare queste informazioni in modo corretto e di tutti i dubbi inerenti la questione, il quotidiano lancia una vera e propria campagna divulgativa ed esplicativa, nelle quale prova a mettersi in connessione con i lettori per sviluppare una sana discussione che possa condurre, eventualmente, ad un passo progressista importante: reprimere il proibizionismo, ancora una volta. Com accaduto in Uruguay, dove da mesi è regolata legalmente la produzione di marijuana, così come la vendita.

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