Il Mose “funziona”, ma oggi piazza San Marco è di nuovo sott’acqua
L'ondata di gaudeamus e festeggiamenti a reti unificate per il test di sabato ancora non è passata che oggi, come anche ieri per altro, piazza San Marco a Venezia è completamente invasa dall'acqua alta. Se qualcuno avesse capito che il Mose funziona e che abbiamo risolto il problema dell'acqua alta a Venezia, è fuori strada, ma di brutto.
Innanzitutto è stato deciso che ora il Mose non si alzerà più a partire da maree straordinarie di +110 centimetri, ma solo quando le previsioni supereranno i +130 cm. La differenza di 20 centimetri per una città come Venezia è abissale, tanto ci passa tra la sua vita e la sua morte. Infatti, se con una marea di +110 cm va sotto oltre l'11% della città, con +120 cm va sotto circa il 50% di Venezia (San Marco inclusa ovviamente), fino ad arrivare a quasi il 70% per una marea di +130.
Quindi, per ora e non sappiamo fino a quando, come annunciato dal provveditore Cinzia Zincone, il Mose sarà completamente inutile e non potrà limitare nessuna acqua alta fino a +129 cm, cioè il 70% di Venezia andrà sotto acqua esattamente come prima. Tutte le volte che ci saranno maree sostenute, come ieri e come oggi, Venezia andrà inevitabilmente sott'acqua.
Ma almeno si interverrà sulle maree eccezionali, quelle sopra i 130/140 cm, si dirà. Ma questo è tutto da vedere perché facilmente a maree così devastanti si abbinano anche condizioni di mare e vento molto dure, (che per fortuna sabato non si sono verificate) condizioni in cui il Mose non ha mai fatto nemmeno una prova. E, guardando le condizioni dei cassoni e delle giunture, si capisce perché e ci si chiede chi mai si prenderà la responsabilità di dare l'ordine di alzare 78 paratoie mezze arrugginite davanti alla fragile Venezia.
Ma per l'opinione pubblica sabato il Mose ha funzionato, a vedere certi servizi tv sembra che l'opera più fallimentare della storia d'Italia si sia trasformata in un clamoroso successo. Peccato che non sappiamo neanche quando sarà completata, per esempio, la "control room", il cuore super tecnologico che comanda il Mose. C'è chi dice tra sei mesi, chi tra un anno, sta di fatto che ora, anche nel mirabolante successo di sabato, ci si è dovuti affidare addirittura all'Esercito, grazie al Genio Militare che ha messo a disposizione i suoi ponti radio, altrimenti niente test-passerella.
Il tutto senza contare che tutti i problemi cronici e verosimilmente irrisolvibili del Mose stanno tutti lì. Non ne è stato risolto nemmeno uno: la corrosione, l'impossibile pulizia degli alloggiamenti delle paratoie in fondo al mare, la naturale instabilità del fondo marino. Per non parlare del mistero su chi dovrà prendersi l'onere di gestire l'opera fino al problema più grande di tutti: i costi di esercizio e di manutenzione. Se vogliamo valutare un'opera rispetto alle altre (nessun paese al mondo con problemi identici a quelli di Venezia ha scelto il sistema Mose per difendersi, ma tutti hanno optato per barriere galleggianti) dobbiamo valutare i costi (6 miliardi, almeno, spesi) e 100/200 milioni (nessuno lo sa) all'anno per la manutenzione. Altri sistemi simili in Nord Europa hanno risolto il problema con meno della metà delle risorse e del tempo. Un successo all'italiana.