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Il molestatore di Greta Beccaglia ha fatto una cosa da vero uomo: non si è preso le sue responsabilità

Il molestatore di Greta Beccaglia che parla di goliardata è un copione già visto: quello del maschio convinto di disporre a piacimento del corpo delle donne. E che dopo si nasconde impaurito.
A cura di Maria Cafagna
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Era il 1980 e nelle sale di tutto il mondo usciva The Blues Brothers, film memorabile e citabilissimo che aveva al suo interno una scena che racchiude il senso di ciò a cui stiamo assistendo in queste ore. Ci sono John Belushi e Carrie Fisher, lei ha scoperto il suo tradimento ed è furiosa, lo insegue, lo stana, lo costringe a inginocchiarsi e gli dice che sa tutto. Lui, la guarda, tentenna e nega, nega tutto: ero rimasto senza benzina, avevo una gomma a terra, non avevo i soldi per prendere il taxi…le cavallette! Facciamo un salto in avanti nel tempo, alla fine degli anni novanta, il rapper Shaggy ci fa ballare tutti sul tormentone “It wasn’t me”, storia di un amico scoperto a tradire la fidanzata con la vicina e che non sa come recuperare il rapporto con la sua bella. Shaggy ha una soluzione, negare anche davanti all’evidenza: it wasn’t me! Arriviamo ai giorni nostri, nelle sale arriva The Last Duel, penultima fatica del regista del Gladiatore Ridley Scott, storia vera di uno stupro nel Medioevo; il personaggio di Adam Driver, l’accusato, chiede al suo amico e protettore un consiglio su come difendersi davanti al tribunale della Santa Inquisizione chiamato a giudicare il suo caso. Indovinate cosa gli suggerisce l’amico? Esatto: negare.

Le forze dell’ordine non hanno fatto troppa fatica a trovare l’uomo che ha molestato Greta Beccaglia, del resto il signore si è sincerato che il suo gesto venisse immortalato in diretta dalle telecamere: si tratta di Andrea Serrani, di 45 anni, residente a Chiaravalle in provincia di Ancona. Serrani è un imprenditore nel campo della ristorazione, ha una compagna e si scusa, si scusa tantissimo e ci tiene a farlo sapere a tutti ma soprattutto a Greta Beccaglia. Lunedì 29 novembre ha parlato ai microfoni de la Zanzara definendo il suo gesto una “goliardata”: Non è stato un atto di sessismo […] ero con un amico ed eravamo arrabbiati perché la nostra squadra aveva perso e non avevo alcuna intenzione di molestare quella ragazza”. Quindi ricapitoliamo: sei fuori dallo stadio, la tua squadra ha perso, sei arrabbiato, vedi una giornalista, vedi la telecamera accesa, ti sputi in mano, ti avvicini, le molli uno schiaffo sul sedere guardando in camera e secondo te quella non è una molestia, ma una goliardata.

A questo punto Serrani rincara la dose di pietismo, dice che la sua vita è rovinata e chiede a Beccaglia di ritirare la denuncia – la giornalista ha già detto che non lo farà – e a questo punto sfodera l’asso: ho anche una figlia. Tirare fuori i figli è un altro grande classico dell’apologia del maschio colto in flagrante, di solito si giura sulla loro testa qualcosa che puntualmente si rivela falso – poveri bimbi – oppure, in caso di molestie o aggressioni verso una donna, si tira fuori la figlia femmina, come se questo costituisse un’attenuante.

Lo disse bene la deputata statunitense Alexandria Ocasio-Cortez dopo essere stata aggredita verbalmente da un suo collega del partito opposto, dopo che l’uomo aveva cercato di giustificarsi dicendo di essere padre e di avere delle figlie femmine, la deputata parlò al congresso e in accorato intervento disse: non è avere una figlia a renderti una persona perbene, è non molestare una donna che ti rende una persona per bene.

Da Fonzie e a Belushi passando per Shaggy, la cultura pop ha preso in giro questa tendenza degli uomini a negare, negare sempre, negare tutto o, in alternativa, a cercare di minimizzare, muovere a pietà, mai e poi mai prendersi le proprie responsabilità fino in fondo.

Sono una donna cresciuta da una famiglia conservatrice del sud, mi è stato insegnato a prendere la parola dell’uomo come legge suprema e insindacabile: da mio nonno che guai a contraddirlo, alle prediche del parrocco del paese fino alla massima autorità suprema e indiscutibile nostro sommo signore e padrone, mio padre, il capo famiglia, fin da bambina mi è stato insegnato a non contraddire mai il maschio e a pendere dalle di lui labbra. Immagino  che a parti inverse agli uomini cresciuti nella bambagia della cultura patriarcale e maschilista sia stato insegnato che possono permettersi più o meno tutto con le donne e che i loro corpi sono strumenti di sfogo di rabbia, ingiurie e pulsioni sessuali più o meno lecite. Le mie sono solo ipotesi ma sono ipotesi suffragate dai fatti di questi giorni.

Peccato che il mondo stia pur con fatica andando avanti e che i femminismi stiano diventando pervasivi: oggi una giovane ragazza può vedere influencer, cantanti e attrici parlare di amor proprio e rispetto per sé stesse, le lotte per l’emancipazione e l’empowerment femminile stanno facendo breccia nella cultura di massa e il messaggio si sta espandendo: anche le donne meritano rispetto e dove non c’è devono andare a prenderselo.

Greta Beccaglia è una giovane giornalista non ancora trentenne e insieme ai tanti messaggi di solidarietà ha dovuto affrontare anche le solite critiche mosse nei confronti delle donne che denunciano le violenze; ha avuto la forza e il coraggio di non mollare e di dare così l’esempio a tante donne che in questi giorni hanno guardato a lei con speranza.

Andrea Serrani si è inserito nella vecchia tradizione del maschio che nega, figura desueta e ormai tragicomica. Il mondo va veloce, dice una celebre canzone, e tu stai indietro.

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Maria Cafagna è nata in Argentina ed è cresciuta in Puglia. È stata redattrice per il Grande Fratello, FuoriRoma di Concita De Gregorio, Che ci faccio qui di Domenico Iannacone ed è stata analista di TvTalk su Rai Tre. Collabora con diverse testate, ha una newsletter in cui si occupa di tematiche di genere, lavora come consulente politica e autrice televisiva. -- Maria Cafagna   Skype maria_cafagna
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