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Il mistero di Pasqualino Porfidia, sparito a 8 anni: il segreto custodito da un prete

Pasqualino Porfidia è scomparso a 8 anni da Marcianise, in provincia di Caserta, la mattina del 7 maggio nel 1990. Dopo i primi sospetti sulla famiglia le indagini hanno esplorato diverse piste, tra cui anche quella della pedofilia. Ventidue anni dopo, la lettera di un suicida fa riaprire il caso.
A cura di Angela Marino
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Pasquale Porfidia
Pasqualino Porfidia
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È il giorno delle elezioni, Marcianise, piccolo paesino del Casertano, deve votare il nuovo sindaco e per le strade c’è un viavai di persone come se ne vedono solo alla festa del paese. Ci sono mani che passano santini elettorali, mani che si stringono, saluti festanti. Nella casa dei Porfidia in via Arno, Rosa si sta preparando per andare a votare. Pasqualino, 8 anni resta a casa con l’amico Giuseppe. “Non ti muovere, mi raccomando”. “Qua sto, mamma” tranquillizza la voce del piccolo. Al suo ritorno però, Pasqualino non c’è più. È il 7 maggio 1990.

La scomparsa

Rosa lo attende fino a ora di pranzo, poi comincia ad allarmarsi, chiede notizie ai vicini, ai compagni di scuola, agli amici del calcetto. Pasqualino è stato visto seduto su una panchina all'angolo tra Via Tevere e Via Arno, intorno alle 11 del mattino, da allora si sono perse le tracce. Dove può essere andato da solo? Nessuno sa niente, nessuno ha visto niente, Pasqualino si è come smaterializzato. In caserma, dove Rosa e il marito arrivano sconvolti e trafelati per sporgere denuncia, i carabinieri non sono molto convinti della sua scomparsa. “Si calmi signora, sta giocando”, blandiscono. Per Rosa è come un incubo, nessuno vuole darle ascolto, nessuno vuole cercare suo figlio. La realtà si comprime in quell'istante pieno di angoscia, Rosa cade a terra svenuta. “Ma che stiamo facendo le tarantelle napoletane”? – dicono per tutta risposta i militari – Dove sta vostro figlio? Forse lo avete venduto?".

Le indagini

In ritardo, infine, cominciano le ricerche. Vigili urbani, polizia, carabinieri, vigili del fuoco si danno da fare per cercare Pasqualino in ogni angolo del paese, nelle campagne, in periferia. L'ipotesi che possa essere essersi ferito mentre giocava da solo, a un certo punto, viene messa da parte, mentre un'altra possibilità si affaccia nello scenario investigativo: Pasqualino potrebbe essere nelle mani di un orco.

Il parroco

Qualcuno, tuttavia, può aver visto quello che è successo e forse avrà avuto voglia di liberarsi la coscienza. Magari in confessione. Inizia a girare la voce che una donna del posto abbia riferito a don Carlo che Pasqualino sarebbe stato visto salire a bordo di un'auto guidata da un uomo. Il sacerdote, però, nega di sapere alcunché di quella brutta storia. La famiglia non ne è convinta e non lo è nemmeno don Luigi Merola, il prete-coraggio di Forcella, che sollecita Don Carlo a parlare, ricordando che il segreto della confessione può essere disatteso di fronte a fatti così gravi. Ma niente da fare, il curato di Marcianise non ricorda nulla.

Don Carlo, parroco di Marcianise
Don Carlo, parroco di Marcianise

Il suicidio

Gli investigatori indagano su alcune testimonianze, ma nessuna pista porta alla verità e le indagini vengono archiviate. Fino al 2012. Ventidue anni dopo la sparizione del bambino una lettera riapre il caso. È il grido di dolore di un ragazzo morto suicida a Milano, dove si era trasferito da Marcianise: "Quell’uomo mi veniva a prendere e mi portava in campagna, poi mi faceva delle cose brutte e mi diceva di non dirlo a nessuno. Lo ha fatto molte volte io non ho mai avuto il coraggio di dirlo a mio padre".  I fatti risalgono al 1990, anno della scomparsa di Pasqualino, che – il caso vuole – abitasse proprio a pochi metri dalla casa del ragazzino. Le indagini ripartono, questa volta vengono battuti anche i cunicoli sotterranei del territorio di Marcianise, gli stessi che all'epoca della scomparsa non furono ispezionati. Viene anche identificato l'uomo che avrebbe abusato del ragazzo, è anziano ormai, dice di non aver mai conosciuto Pasqualino e di non aver mai sfiorato con un dito l'altro ragazzo.

L'epilogo: Pasqualino come Ciccio e Tore?

Nel 2014 resti di ossa e brandelli di vestiti vengono trovati nel campo da calcio dove Pasqualino giocava, a pochi metri dalla casa dei Porfidia. Quando le danno la notizia, mamma Rosa ha un malore. Sono quelle le spoglie di suo figlio? L'incubo è finito? Per pochi giorni le indagini sembrano essere vicine a un punto di svolta, eppure, anche stavolta gli accertamenti dimostreranno che si tratta di una falsa pista, quei resti appartengono a un animale. Da allora di quel ragazzino che giocava a pallone insieme agli amichetti non si parlerà più. Come nel caso di Ciccio e Tore, i fratellini di Gravina di Puglia spariti e trovati morti in un pozzo dopo anni, anche nella vicenda di Marcianise si è cercato un colpevole prima ancora dello scomparso. La storia di Pasqualino si ferma a quella calda giornata di maggio, alla panchina tra via Arno e Via Argine, dove quel bambino dagli occhi neri sorridenti c'era e un attimo dopo, non c'era più.

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Giornalista dal 2012, scrittrice. Per Fanpage.it mi occupo di cronaca nera nazionale. Ho lavorato al Corriere del Mezzogiorno e in alcuni quotidiani online occupandomi sempre di cronaca. Nel 2014, per Round Robin editore ho scritto il libro reportage sulle ecomafie, ‘C’era una volta il re Fiamma’.
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