Il mistero della foiba di Roccamena: l’ombra della mafia su 16 scheletri rimasti senza nome
Sedici corpi senza un nome, due dei quali potrebbero appartenere a due bambini, la fibbia di un boy scout e la scarpa rossa di una donna. A distanza di quasi cinque anni resta ancora un mistero la scoperta di una foiba fatta dai carabinieri del comando provinciale di Palermo nell'ottobre 2016, in cima alla montagna che sovrasta Roccamena, paesino della provincia di Palermo. A chi appartengono quei resti? Si tratta di un cimitero di mafia? A questa domanda hanno provato a rispondere in questi anni gli investigatori della procura di Termini Imerese. L'anatomopatologa che ha seguito il caso ha datato quei teschi e quelle ossa tra gli anni Trenta e la fine degli anni Settanta.
Il DNA prelevato dai resti ritrovati e comparato con quello dei parenti di alcune persone scomparse nella zona tra Roccamena e Monreale in quegli anni non ha dato alcun esito positivo. Adesso il rischio è che l'indagine venga archiviata definitivamente. A infittire il mistero sulle foibe di Roccamena il fatto che i resti umani siano stati scoperti tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta, ben vent'anni prima che la fonte confidenziale dei carabinieri trovasse il coraggio di denunciare.
In realtà, tre mesi prima, era morto quello che veniva considerato dagli inquirenti il presunto boss del paese. Una circostanza che ha fatto pensare fin da subito che quella foiba potesse custodire i segreti della guerra di mafia di quegli anni. Ipotesi, tuttavia, non confermata perché non si è mai riusciti ad identificare le vittime e la causa della loro morte. Roccamena è un territorio di confine tra tre province ad alta densità mafiosa: Palermo, Trapani e Agrigento. Non è escluso, dunque, che i resti ritrovati nel 2016 possano appartenere anche a persone scomparse al di fuori di quella zona. A distanza di anni il mistero non è ancora risolto.