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Scuola, il Ministro Bianchi a Fanpage.it: “Per settembre costruiremo nuova normalità in presenza”

Il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, a Fanpage.it: “L’esame di Maturità è da sempre un momento fondamentale nella vita delle persone perché è quel rito che segna il passaggio dall’adolescenza alla giovinezza, un momento che va vissuto con una certa intensità soprattutto quest’anno, quando abbiamo affrontato una sfida che ha preso tutto il mondo, con molte difficoltà. A settembre? Costruire una nuova normalità, in presenza ma senza buttare via gli strumenti che abbiamo, all’insegna dell’inclusività e della solidarietà”.
A cura di Ida Artiaco
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"L'esame di Maturità è un momento che va vissuto con una certa intensità, soprattutto quest'anno. Abbiamo affrontato una sfida che ha preso tutto il mondo, con molte difficoltà, abbiamo progressivamente imparato e fatto nostro l'uso di tecnologie, di cui abbiamo conosciuto anche i limiti. E abbiamo visto in quest'epoca che sembrava tutta all'insegna della distanza quanto sia necessaria la presenza. Poi a settembre costruiremo una nuova normalità". Lo ha detto il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, in una lunga intervista a Fanpage.it nel corso della quale ha spiegato le novità dell'esame di Stato, in programma a partire dal prossimo 16 giugno, e cosa aspetterà studenti e docenti a settembre, quando comincerà il nuovo anno scolastico, all'insegna di una "normalità in presenza in cui però useremo tutti gli strumenti perché non si butta via quello che abbiamo fatto".

Ministro Bianchi, questo esame di Maturità arriva al termine di un anno difficile per ragazzi e docenti. Quale il bilancio di questi ultimi mesi? 

"Faccio un bilancio positivo, perché di fronte ad una emergenza globale, a qualcosa che non avevamo mai visto prima, la nostra scuola ha reagito. E ha reagito anche con capacità di innovazione. Certo che tutti hanno sofferto, ma hanno sofferto dimostrando la capacità della nostra scuola di innovare e di trovare soluzioni nuove, oltre alla capacità dei ragazzi di essere molto responsabili per sé e anche per tutti gli altri compagni".

Come lo scorso anno la prova d’esame sarà costituita solo dal colloquio orale. Pensa che possa diventare la norma anche per i prossimi anni?

"Quest'anno abbiamo introdotto una novità importante, che è quella di un elaborato, lungo, complesso, che i nostri ragazzi hanno dovuto concordare da marzo con i loro insegnanti, con i consigli di classe. Un elaborato su un tema importante, su cui hanno potuto avere un mese per poter ragionare, scrivere e anche definire un loro pensiero, che potesse andare oltre l'esame stesso. Io ho parlato con molti studenti in questi giorni, ho sentito ragazzi molto contenti di questa possibilità, di affrontare un tema che li impegnasse profondamente e su cui produrre anche un testo scritto, che diventerà la base di un pezzo importante della loro vita, quando cominceranno a discutere, a difendere le loro idee, quando cominceranno a dibattere a partire proprio dal loro lavoro. Noi riteniamo che questo sia un elemento importante per un esame che deve essere di maturità, cioè che deve verificare l'intero percorso educativo dei ragazzi. Vedremo come va, su questo ragioneremo con gli insegnanti, con i presidenti delle commissioni e sentiremo i ragazzi. Poi l'anno prossimo vedremo".

Tra le novità della Maturità 2021 c’è il curriculum dello studente che molti studenti hanno definito "discriminatorio", come emerge da un recente sondaggio di Skuola.net. Una metà di loro lo trova uno strumento che discrimina quei ragazzi che non possono permettersi di svolgere attività extra, il 33% punta il dito sui tempi stretti tra la sua ufficializzazione e l'inizio dell'esame, il 22% pensa che il voto di maturità debba basarsi solo sul rendimento scolastico. Cosa ne pensa?

"Noi abbiamo attuato norme preesistenti, che però mettevano in evidenzia che il ragazzo deve poter presentare se stesso, deve poter dimostrare tutte le proprie attività, anche quelle fuori dalla scuola. Non si tratta di dare vantaggio a coloro che hanno più mezzi, ma anzi di darne a coloro che dimostrano a se stessi prima che agli altri di avere impegnato correttamente il loro tempo ad esempio in attività di solidarietà, con gli altri e per gli altri. Questo non sarà motivo di valutazione all'interno dell'esame ma sarà un motivo con cui il ragazzo o la ragazza potrà dimostrare a tutti coloro che ha di fronte la propria persona, che non è fatta soltanto di competenze ma anche di capacità".

Alcune Regioni hanno deciso di vaccinare i maturandi, altre no. Non sarebbe stato meglio dare una indicazione comune a tutte?

"Nella nostra normativa nazionale le Regioni sono responsabili della Salute pubblica e quindi come tali hanno deciso di partire da una categoria o dall'altra. Ma io devo rilevare una cosa: con la presenza del commissario Figliuolo in tempi, credo, non solo ristretti ma senza confronto in Europa, noi abbiamo vaccinato prima le persone tutte a rischio, gli anziani, poi progressivamente abbiamo individuato le altre fasce d'età. Siamo arrivati alla possibilità di vaccinare i ragazzi dai 12 anni e questo io credo che sia un grandissimo risultato".

Quali sono i consigli che si sente di dare agli studenti e agli insegnanti chiamati a prendere parte a questo importante appuntamento?

"L'esame di Maturità è da sempre un momento fondamentale nella vita delle persone perché è quel rito che segna il passaggio dall'adolescenza alla giovinezza, un momento che va vissuto con una certa intensità soprattutto quest'anno. Noi abbiamo affrontato una sfida che ha preso tutto il mondo, con molte difficoltà, abbiamo progressivamente imparato e fatto nostro l'uso di tecnologie. Abbiamo visto anche il limite delle tecnologie, abbiamo visto in quest'epoca che sembrava tutta all'insegna della distanza quanto sia necessaria la presenza. Ecco, i ragazzi vivano con grande intensità questo momento, che rimarrà nella loro storia personale e anche nella storia di questo Paese. Se ne sentano protagonisti fino in fondo".

Crede che il prossimo anno anche la scuola potrà finalmente tornare alla normalità? 

"Io non vorrei tornare alla normalità preesistente. Le cose sono accadute, accadono. Non si torna mai là dove eravamo. Dice un grande poeta spagnolo: "Io mi volto indietro e vedo le orme che ho lasciato sul mio cammino, ma so che dal quel cammino non passerò più. È da qui in avanti che bisogna lasciare le nuove orme". Le nuove orme sono quelle di una scuola che non deve più lasciare indietro nessuno, sono quelle di una scuola più inclusiva, quelle di una scuola in cui i ragazzi devono sapere usare in maniera critica tutti gli strumenti, quella in cui loro dominano gli strumenti che abbiamo e non essere dominati. Una scuola in cui si recupera il vivere insieme, la socialità. Vorrei una nuova normalità fatta di un Paese più conscio di quello che siamo, dei limiti ma anche delle capacità. Vorrei una scuola che fosse più capace di sentirsi il centro della nostra comunità nazionale. Vorrei una scuola in cui non soltanto la sicurezza dei corpi ma delle persone fosse diffusa e condivisa. Quindi io non mi auguro di tornare alla normalità pre pandemica ma di costruire una nuova normalità, che sia per tutti, in cui tutti i ragazzi del nostro Paese, in qualsiasi posto abbiano avuto le proprie origini, sentano di avere gli stessi diritti e sentando di diventare anche portatori degli stessi doveri".

La nuova normalità sarà in presenza?

"Sarà una presenza diversa dal passato, in cui finalmente potremo apprezzare di più la condivisione e la socialità. Sarà una normalità in presenza in cui però useremo tutti gli strumenti perché non si butta via quello che abbiamo fatto. A me piacerebbe questo, ad esempio: che nella nuova normalità i ragazzi di una scuola di Napoli potessero condividere le loro attività con una scuola del Piemonte, oppure che una scuola di Napoli, di Milano o di Palermo, potessero condividere attività con una scuola di Dusseldorf, di Praga o di Bratislava. Mi piacerebbe che i nuovi strumenti potessero essere usati con la coscienza di avere nuovi strumenti, per cui io so scrivere – e saper scrivere è importante perché significa avere il controllo della parola – ma so usare anche un video, l'immagine, il suono, la musica. Io credo che noi abbiamo di fronte una grandissima opportunità per il nostro Paese: dimostrare che anche dopo la sofferenza si può imparare, che vuol dire non solo apprendere ma cambiare noi stessi. Questo è un Paese che deve cambiare nel profondo, e il profondo è quello di diventare più orgogliosi di quelli che siamo".

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