Il maestro che ha sostituito i voti con messaggi motivazionali: “I bimbi imparano se amati”
Gabriele Camelo insegna alla scuola primaria Rita Borsellino di Palermo, ai voti (aboliti nel 2020) preferisce scrivere dei messaggi motivazionali, che aiutano i suoi piccoli allievi a misurarsi con le sfide della scuola. Li lascia nei quaderni e che poi i bimbi leggono in classe o a casa insieme ai genitori. E quando sono troppo piccoli per leggere, Gabriele lo fa per loro, facendogli ascoltare le parole che ha scritto sul quaderno.
Frasi diventate celebri anche sui social, come quelle rivolte a un alunno, pubblicate dal maestro: "Sono contentissimo di te, ho visto che ti sei impegnato a colorare, meglio ottimo. Scrivi molto bene e hai svolto tutti gli esercizi, sono fiero di te".
E ancora: "Sono molto contento di te, il tuo quaderno è bellissimo e ben fatto. A volte ho difficoltà a capire se sei felice o sei triste, se sei d’accordo ti chiederò più spesso “come stai”?".
Camelo racconta il suo modo di intendere la scuola che deve aiutare i ragazzi ad affrontare le sfide della vita. “Quello che faccio non ha nulla di eccezionale o speciale – spiega a Fanpage.it -. C'è un mondo della scuola, di maestri, che stabiliscono relazioni affettive e amano i bambini e gli vogliono bene esattamente come lo faccio io. I miei stessi colleghi sono così, quindi non c'è nulla di straordinario. Ogni insegnante crea un rapporto di fiducia coi propri alunni e ci sono tantissimi docenti che mettono passione nel proprio lavoro, ognuno a modo suo instaura un rapporto di fiducia con i propri allievi".
Il maestro poi prosegue: "C'è chi dà delle carezze, chi regala caramelle, chi preferisce abbracciare. Sono gesti che lasciano un segno perché non si impara se non si è amati". Un mondo della scuola che per Gabriele e forse troppo poco conosciuto all'esterno. "Anzi io davvero vorrei raccontare questo dietro le quinte della scuola che non si conosce".
La quotidianità della classe e il suo microcosmo è raccontata anche attraverso foto e reel nella sua pagina Instagram, dove condivide la sua didattica. "È nato tutto quasi per gioco – prosegue -. Prendo il telefonino e racconto delle piccole pillole quotidiane dal di dentro della classe. Senza l'idea di un documentario, ma raccontando trenta secondi dell'abbraccio con un bambino o quel minutino in cui l'alunno scopre un'ape morta e ci si incuriosisce sul mondo delle api. Ecco il micromondo all'interno della classe e l'ho fatto con il telefonino, a poco a poco pubblicavo queste storielle su Instagram finché, non so nemmeno io perché è esploso tutto. Ho capito che questo profilo è anche una comunità educativa. Un confronto con altri insegnati, altri genitori con persone che si prendono cura di me, nei loro messaggi privati, si aprono con me o si prendono cura dei bambini. Credo fondamentalmente nel rapporto affettivo tra insegnante e bambini".