Il lavoro senza sosta per trovare i dispersi dell’incidente di Suviana: “Hanno provato a scappare”
È una ricerca nell'acqua metro per metro, racconta l'ingegnere Giuseppe Petrone, responsabile del servizio sommozzatori dei vigili del fuoco: "Fin quando non avremo battuto tutta l'area disponibile non riterremo quel posto bonificato e quindi privo delle persone che stiamo cercando" è la frase che racchiude il lavoro senza sosta nella pancia della centrale idroelettrica di Bargi.
E la giornata di giovedì è stata quella della svolta nella ricerca e nell'individuazione di tre dei quattro dispersi nel grave incidente nell'impianto Enel Greenpower sul lago di Suviana (Bologna): poco dopo le otto e mezzo di sera è stato comunicato il ritrovamento del corpo di Alessandro D'Andrea (37 anni), dipendente della Voith di Cinisello Balsamo (Milano), mentre in mattinata erano state rinvenute altre due vittime al livello meno nove dell'impianto, a pochi metri di distanza l'uno dall'altro: Adriano Scandellari (57) e Paolo Casiraghi (59).
Il bilancio delle vittime dell'esplosione alla centrale
I nomi dei tre lavoratori si aggiungono a quelli di Vincenzo Franchina (36), Pavel Petronel Tanase (45) e Mario Pisani (73), individuati in un primo momento. Dopo l'esplosione della turbina all'ottavo piano sotto terra, alla profondità di quaranta metri, la rottura parziale di un solaio e l'ingresso dell'acqua hanno reso l'intervento dei soccorritori più impervio, sommando le difficoltà tipiche di scenari diversi.
Proprio la rottura del solaio, ha spiegato Calogero Turturici, comandante dei Vigili del fuoco di Bologna, ha causato la caduta dei dispersi nel piano sottostante che si è riempito progressivamente d'acqua, per cui si è reso necessario l'impiego dei sommozzatori. Prima però bisognava far scendere il livello dell'acqua, ripulirla dall'olio disperso e utilizzare i droni acquatici, i cosiddetti Rov, fondamentali in una fase in cui la visibilità era praticamente azzerata.
Giovedì l'intervento dei sommozzatori: "Abbiamo 18 unità presenti sul posto, si scende un operatore per volta, con un operatore di standby, pronto a intervenire in qualsiasi momento, stiamo concentrando le ricerche al meno nove, in questa fase la difficoltà più grande è l'individuazione [del disperso] per la presenza di masserizie", spiega Petrone.
"Abbiamo un addestramento importante che permette di superare l'aspetto emotivo, abbiamo operato per la Costa Concordia, per il barcone dei migranti a Lampedusa dove ci sono stati 320 morti, interventi molto complessi" ha spiegato il capo dei sommozzatori.
Le persone coinvolte hanno provato a scappare
Che al livello meno nove si potessero trovare le altre vittime è stata l'ipotesi di lavoro dei soccorritori: "Le attività di ricerca– racconta Turturici –sono mirate a una ipotesi di percorso di fuga da parte delle persone che hanno assistito agli eventi iniziali, in base a questa ipotesi abbiamo trovato due persone dove pensavamo di ritrovarle".
Perché, fa capire Turturici durante la conferenza stampa, chi stava lavorando nel sito ha intuito quello che stava per succedere: "Abbiamo delle persone, quelle ricoverate in ospedale, che sono riuscite a scappare, chi era dentro un tentativo di evacuazione l'ha compiuto, alcuni ci sono riusciti, per loro grandissima fortuna, altri purtroppo no".