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Se il governo dei selfie e dei tweet che tace sulla strage di Lampedusa

Dichiarazioni, emoticon, Instagram e tweet per ogni cosa. Ma per la tragedia umanitaria di Lampedusa abbiamo atteso a lungo una parola del presidente del Consiglio. E quando è arrivata è stata pure peggio del silenzio.
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Ma un tweet non ce lo fai, su Lampedusa? Un selfie no, un selfie è davvero fuori luogo. E poi su Instagram…lasciamo stare.  Dunque se non puoi twittare e fotografare che fai? Che fai se trecento (eh, prova a contare: uno, due, tre, quindici, sedici, centoquaranta, duecentoventi, trecento…) esseri umani sono morti e dispersi al largo delle cose italiane, in quella Lampedusa cimitero della Fortezza Europa, porta d'ingresso all'inferno italiano fatto di assurdità come quella di terminare l'operazione "Mare Nostrum" dimmi, che fai? Non parli? Che fai, prendi tempo, aspetti, mandi avanti il sottosegretario Delrio che telefona al sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini (che a sua volta risponde per le rime, e ci mancherebbe pure…). Insomma: che fai, Matteo Renzi, presidente del Consiglio dei ministri e segretario del Partito Democratico? Taci? Sono le ore 17.10 dell'11 febbraio, nemmeno una parola hai detto su questa tragedia immane. Ancora per quanto?

Aggiornamento. Sono le 19.03 dell'11 febbraio. Le agenzie battono la notizia del premier che in una intervista a Sky Tg 24 dichiara: "Quando ci sono morti, anche soltanto per rispetto l'idea di usarli come strumentalizzazione fa male al cuore". Nel 2013, appena eletto segretario Pd, dichiarava: "Comincio la mia storia di segretario da quest'isola perché qui comincia l'Italia". A Lampedusa non solo non è cominciata l'Italia. Non è nemmeno finita la lunga fila di cadaveri allineati sulla spiaggia.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. È autore del libro "Se potessi, ti regalerei Napoli" (Rizzoli). Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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