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Il Giubileo muore su quel cartello di Pontoglio

Quel cartello è una bestemmia. Della stessa presunzione da cui fiorisce il terrorismo.
A cura di Giulio Cavalli
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Chissà cosa ne pensa Papà Francesco di quel cartello che intima lo stop alla misericordia. "Paese a cultura occidentale e di profonda tradizione cristiana. Chi non intende rispettare la cultura e le tradizioni locali è invitato ad andarsene": c'è scritto sul cartello cha saluta l'ingresso al paese. Pontoglio come monumento del cattiviamo diventato istituzione, come sognavano in molti, come speravano gli incapaci.

Chissà cosa ne pensa Papa Francesco di un Giubileo della Misericordia morto ammazzato come un fagiano appeso a quel cartello. Misericordia che significa "sentire con il cuore", ascoltare l'altro mentre in nome della religione qualcuno decide di dichiararlo ospite non gradito.

Ma che differenza c'è tra la petulante e mordace violenza del terrorismo che imbraccia la religione come arma rispetto alla bestialità della difesa di tradizioni usata per per dichiararsi padroni? Quando si è deciso che in nome di Dio qualcuno può decidere i diritti degli altri?

E la difesa ebete del sindaco che descrive la sua azione come un semplice difesa è un bugia miserabile quasi quanto il cartello: non si difende attaccando, nel Paese di questa Costituzione e nemmeno secondo la parola di quel Dio che quel paese crede (sbagliando) di difendere.

Quel cartello è una bestemmia e sta alla chiesa dirlo, in modo convinto e forte. Questo atteggiamento è la contraddizione del Vangelo e della parola di Cristo.

Caro sindaco di Pontoglio (o Pontoi come l'ha scritto anche in forma dialettale) peccare con la presunzione di essere nel giusto è un peccato cretino. E la chiesa oggi ha l'occasione di ribadire la voglia di essere giusta.

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