Il giallo di Manuela, il marito a una prostituta: “Sono stato io”. L’audio choc
"Sono stato io, nessun altro che io". Costante Alessandri si trovava in auto con Natalia, una prostituta ucraina con cui aveva una relazione quando ha praticamente confessato l'omicidio della moglie, Manuela Teverini, scomparsa nel 2000 a Capannaguzzo, frazione di Cesena. È stato arrestato poco dopo, nonostante la rivelazione emersa durante un'intercettazione ambientale è rimasto nel carcere a Forlì solo per 30 giorni: contro di lui non ci sono prove. È il giallo di Cesena, un caso ancora senza colpevoli e senza risposte dopo anni di indagini. Oggi è Lisa, la figlia ventenne della coppia a invocare la verità.
La scomparsa
La notte del 5 aprile 2000 Manuela scompare. I vicini riferiscono di aver sentito il rumore delle gomme della sua auto sul selciato quella sera, ma nel garage manca la sua Fiat “Uno” blu. Comparirà alcune ore dopo nei pressi della stazione di Cesena, senza sedili posteriori. L'indomani il marito ne denuncia la scomparsa. "Mi vado a divertire anch'io" gli avrebbe detto la sera precedente prima di andare via di casa, alludendo con quel "anch'io" alle continue infedeltà del marito. Agli inquirenti l'uomo dichiara di essersi addormentato accanto alla figlia di quattro anni e di essersi risvegliato alle 7 del mattino seguente. Solo allora si sarebbe accorto che sua moglie non era rientrata. Intanto le sorelle della donna cominciano a nutrire terribili sospetti: come è possibile che Manuela, madre premurosa e attenta, se ne sia andata di punto in bianco lasciando sola la figlioletta e per di più quando era in procinto di iniziare una nuova vita?
Gli incontri con le prostitute: "Non volevo, mi hanno violentato"
I coniugi Alessandri non erano una coppia felice. Manuela aveva parlato alla sorella dei ripetuti tradimenti con le prostitute e di come il marito avesse contratto la sifilide a causa di questo stile di vita. Alla donna, però, l'uomo raccontato di essere stato contagiato da una donna che lo aveva "violentato", costringendolo ad un rapporto orale. Un racconto a dir poco inverosimile che aveva contribuito ad esasperare ancora di più la moglie. Amareggiata e ferita, Manuela aveva deciso quindi per la separazione. Aveva sentito un avvocato, era ormai determinata. A Costante, però, l'idea di separarsi non andava giù.
"L'ho presa per il collo mentre litigavamo"
"Lei avrebbe avuto la casa, la bambina e i soldi, io sarei stato un barbone". Costante si sfoga con Natalia, la prostituta ucraina con cui aveva intrecciato una relazione, su quanto stava accadendo con la moglie. E sempre a Natalia racconta di quella notte: "Eravamo in casa, (Manuela, ndr.) stava parlando di divorzio io le ho detto ‘non te lo do il divorzio', l'ho presa per il collo e a un certo punto mi sono accorto che era morta". "È nel campo – continua parlando del corpo – io ho un po' di terreno, sono 20mila metri quadrati, ecco, è lì nel campo, è là vicino nell'aia del cane dove vado a lavorare". "Perché non fai trovare il corpo" gli chiede la donna: "I corpi parlano e non basterebbero tutti gli avvocati del mondo a tirarmi fuori", risponde.
Il depistaggio
All'amante racconta anche di un tentativo di depistaggio alle indagini, ovvero quello di aver lasciato l'auto della moglie nei pressi della stazione per fare credere che si fosse allontanata di sua volontà. "Come sei tornato indietro? In bici?" chiede Natalia. "Sì" risponde l'uomo. La bicicletta, probabilmente, era stata piazzata nell'auto al posto dei sedili posteriori, che sono stati trovati smontati. Intanto gli investigatori battono la zona in cerca del corpo: perlustrano i campi, il lago, ma senza esito. "Si sono sbagliati" dice Costante "hanno cercato a caso, hanno visto che non c'è… non c'è… insomma… non l'hanno trovata, sono stato bravo". L'uomo viene incriminato e, infine, rilasciato per mancanza di prove. "La confessione?", dirà, "Natalia spingeva per farmi parlare, ho confessato perché non mi lasciasse". Le indagini si fermano. La ritrattazione, il mancato ritrovamento del corpo e l'assenza di prove impediscono agli inquirenti di procedere contro l'uomo. Attualmente sono le sorelle di Manuela e Lisa, la figlia della coppia, a portare avanti la battaglia per la verità.