Il giallo della bimba portata in una busta della spesa in nave, l’indagato: “Avevamo delega per occuparcene”

"Non c'entriamo nulla, vogliamo bene a quella bambina. Abbiamo anche cercato di farle avere i documenti per regolarizzarla e avevamo una delega dalla madre per occuparcene. Questa è la verità". Queste sono le parole pronunciate dall'uomo coinvolto, insieme alla moglie, in un caso che ha scosso la città di Torino: la bambina di cui si occupavano, secondo l'accusa, sarebbe stata portata in Italia all'interno di una busta della spesa, via nave dal Marocco, nel 2023. Un viaggio che le avrebbe causato gravi problemi di salute, tanto da dover essere portata in ospedale.
Secondo l'accusa, la madre della bambina, attualmente indagata, avrebbe ceduto la figlioletta a una coppia, che a sua volta l'avrebbe introdotta illegalmente nel paese quando la piccola aveva appena due mesi.
L'uomo coinvolto, un meccanico e commerciante d'auto di origini marocchine, residente a Torino da oltre trent'anni, ha raccontato la sua versione dei fatti a La Stampa. Insieme alla moglie, è accusato di favoreggiamento, poiché i due si sarebbero presi cura della bambina nel loro appartamento alla periferia nord del capoluogo piemontese, senza sapere, almeno secondo la versione dell'uomo, cosa stesse realmente accadendo. Quando la polizia, tramite la squadra mobile, ha scoperto la situazione, sono state mosse le varie accuse nei loro confronti. "Non sapevo niente della sua storia, altrimenti non l'avrei mai accettata con noi, nemmeno per un giorno", ha ribadito, cercando di giustificare le sue azioni e raccontando la sua versione dei fatti anche in un video.
L'uomo ha aggiunto che la bambina non gli era mai sembrata trovarsi in una situazione anomala, poiché aveva ricevuto una delega dalla madre per prendersi cura di lei. Ha sempre cercato di darle il meglio. "Quella bambina mi manca, non riesco a dormire da quando me l'hanno portata via", ha continuato a raccontare, visibilmente provato dalla situazione. Per lui, la vicenda è stata vissuta come una grande ingiustizia. "Pensano che siamo stati noi a rapirla, invece abbiamo solo fatto un favore alla sua mamma, che lavora in un bar e non poteva occuparsene", ha detto, cercando di spiegare il suo gesto come un atto di solidarietà nei confronti della madre, che per motivi di lavoro non era in grado di prendersi cura della bambina.
L'uomo ha anche sottolineato l'affetto che lui e la sua famiglia provavano per la piccola. "Le abbiamo comprato tutto: abbiamo speso quasi mille euro tra passeggini, giochi e pannolini", ha detto, dimostrando come lui e la moglie si fossero presi cura della bambina senza alcuna intenzione di danneggiarla. Questo, secondo la sua versione, è il gesto che conta di più per lui, nonostante le gravi accuse che pesano sul suo capo. "E ora perché non possiamo adottarla noi? Perché non possiamo riaverla qui?", ha concluso con voce tremante, mostrando il suo dolore e la frustrazione per una situazione che non comprende appieno.
Le indagini della polizia di Torino hanno portato al fermo di quattro persone, tutte di origini marocchine. I due coniugi che ospitavano temporaneamente la piccola sono accusati, come detto, di favoreggiamento. Gli altri due sono gravemente indiziati di aver introdotto illegalmente la neonata dal Marocco, esponendola a un grave pericolo per la sua vita.