Il generale Bertolini spiega a cosa serviranno i mezzi corazzati che la NATO invierà in Ucraina
Nei giorni scorsi gli Stati Uniti hanno annunciato il più importante invio di aiuti dall'inizio della guerra in Ucraina, pari a un valore di 3,75 miliardi di dollari.
Nel contempo anche il Regno Unito e la Germania hanno reso noto che forniranno a Kiev veicoli corazzati per il trasporto di personale, i primi mezzi da combattimento di fanteria di progettazione occidentale che le forze armate ucraine riceveranno. L'annuncio segue una decisione francese all'inizio della scorsa settimana di fornire veicoli da ricognizione, descritti come "carri armati leggeri".
Insomma, non più "solo" munizioni, pezzi d'artiglieria e materiale per la difesa aerea: nelle prossime settimane l'Ucraina riceverà anche veicoli blindati per il trasporto delle truppe sui campi di battaglia. Fanpage.it ha chiesto a Marco Bertolini, generale italiano in ausiliaria ed ex comandante del Comando operativo di vertice interforze e della Brigata Folgore, quale sia la finalità tattica dei mezzi che le forze NATO invieranno, e se saranno in grado di cambiare in modo determinante il corso della guerra.
Cosa significa la decisione degli Stati Uniti di inviare altri 3,75 miliardi di dollari di aiuti all’Ucraina?
Gli Stati Uniti stanno continuando a combattere la loro guerra per procura contro la Russia, ed è una guerra che – se presuppone l'impiego e il sacrificio di soldati ucraini – non può prescindere da forniture americane sostanziose. Fino ad ora gli aiuti si sono concretizzati essenzialmente nella fornitura di molto materiale dell'ex Patto di Varsavia da parte soprattutto di Paesi dell'est Europa come Polonia e Slovacchia; adesso questi mezzi sono finiti ed inizia la fornitura di materiale bellico di produzione Nato, che è materiale ben più pregiato. Si parla addirittura di carri armati tedeschi Leopard e inglesi Challenger, mezzi che tuttavia sono disponibili in numero limitato anche in ambito NATO.
Come mai?
Ci siamo fatti imbambolare dalla retorica delle operazioni di pace. Tutti i Paesi, soprattutto l'Italia, hanno smantellato le unità corazzate e meccanizzate, quindi noi per primi disponiamo di pochi carri armati. Fornire quei mezzi all'Ucraina costituirà un sacrificio non indifferente in primis per le nostre forze armate.
Tra gli aiuti militari ci saranno anche veicoli blindati e in particolare decine di mezzi per trasporto truppe Bradley M2A2, e altre tipologie simili. Qual è la finalità tattica di questi carri?
Ci si sta preparando a una guerra classica, cioè a un conflitto fatto soprattutto da mezzi corazzati e meccanizzati: i primi sono i carri armati, i secondi i veicoli blindati ed armati adibiti al trasporto delle truppe. I carri armati non possono muoversi da soli perché sarebbero molto vulnerabili soprattutto nei centri abitati: hanno quindi bisogno di essere accompagnati da unità di fanteria al seguito, che naturalmente vanno trasportate su appositi mezzi protetti. Insomma, si va sempre più verso una guerra classica come quelle che si sono già combattute nel secolo scorso in Europa.
La prospettiva di una guerra classica significa che dobbiamo aspettarci un conflitto ancora molto lungo?
Gli ucraini non si pongono limiti e si è visto pochi giorni fa con la decisione di Zelensky di rifiutare la proposta russa di un cessate il fuoco in occasione del Natale ortodosso. Kiev vuole andare avanti e strappare alla Russia tutti i territori occupati, Crimea inclusa (buona fortuna). Insomma sì, l'Ucraina si prepara a una guerra lunga. Bisognerà vedere se la situazione sul campo permetterà una prospettiva del genere: a Bakhmut e Soledar, ad esempio, le truppe di Mosca continuano ad acquisire posizioni importanti da un punto di vista strategico, tanto da attirare unità ucraine anche da altri settori. Credo sia chiaro che se i russi riusciranno ad occupare anche la parte dell'oblast di Donetsk attualmente sotto il controllo ucraino probabilmente sarebbero loro a porre fine alle ostilità. Potrebbero dire di aver conseguito gli obiettivi che si erano prefissati, e da lì in poi potrebbero entrare in campo le due gradi assenti finora, ovvero la olitica e la diplomazia. I Paesi dell'Europa occidentale, ad esempio, potrebbero decidere di non svenarsi più per fornire materiali preziosi: i carri, le munizioni e i pezzi d'artiglieria che mandiamo a Kiev non sono risorse infinite. Anzi, sono già molto risicate.
Cosa servirebbe all’Ucraina per sfondare? Bastano gli armamenti forniti dalla NATO?
I carri armati che ci accingiamo a inviare all'Ucraina sono comunque una goccia nell'oceano. Aiutano, ma non sono determinanti. Io sono sempre stato convinto che l'Ucraina non possa vincere la guerra se non attraverso un intervento diretto della NATO, ovvero l'invio di truppe e non solo armamenti. Se noi mandassimo a combattere i nostri uomini in Ucraina la situazione sarebbe ben diversa, ma inevitabilmente porterebbe a un'escalation su scala globale. A quel punto tutto sarebbe possibile.
Cosa dovrebbe fare quindi Kiev?
Aprire un negoziato, discutere con la Russia. Ma al momento una prospettiva di questo tipo mi sembra assai remota.