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“Il fuoco ha bussato alla porta”: il dolore di chi ha perso tutto con gli incendi a Catania

Oggi il presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci e la prefetta Maria Carmela Librizzi si sono incontrati, assieme ai responsabili dei vigili del fuoco e della protezione civile, per parlare di incendi. Da Catania le voci di chi ha perso tutto: “Neanche nell’Inferno di Dante si vedono scene simili”, racconta a Fanpage.it l’anziano proprietario di un vivaio.
A cura di Luisa Santangelo
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Le piante bruciate nel vivaio
Le piante bruciate nel vivaio

"Valutazioni a 360 gradi di tutte le situazioni di rischio". Ma anche "effettuare la prevenzione antincendio nei terreni a ridosso delle spiagge, definire e attuare i piani di protezione civile delle zone balneari". Oggi il presidente della Regione Nello Musumeci e la prefetta Maria Carmela Librizzi si sono incontrati, assieme ai responsabili dei vigili del fuoco e della protezione civile, per parlare di incendi. In alcune zone di Catania le sterpaglie sono ancora fumanti e per i pompieri è stata un'altra giornata di passione. Meno di venerdì, ma ancora oltre la norma. Il caldo, certo, non aiuta a spegnere del tutto quello che è già acceso. Ma chi ha perso tutto ancora fatica a fare la conta dei danni.

In via San Francesco La Rena, nei pressi del litorale sabbioso della Playa, al Vivaio Ragusa si tenta di fare un po' di pulizia. Cinque ettari di terreno, moltissimi bruciati, migliaia di piante uccise dalla furia del fuoco, dal vento e dal caldo dell'enorme rogo che ha attraversato la città. "Neanche nell'Inferno di Dante si vedono scene simili", racconta a Fanpage.it Giuseppe Ragusa, l'anziano proprietario. Trentasette anni fa, in quella porzione di terra tra la zona industriale e le spiagge etnee, ha cominciato a piantare palme gigantesche e più piccole, provenienti da ogni parte del mondo. "Le vendiamo ovunque. Quelle bruciate sarebbero dovute andare in Germania – spiega – Le abbiamo fatte crescere con amore, in tutti questi anni, e adesso le vediamo ridotte così. È un dolore". Per lui, ex docente di Agraria, è prima di tutto una passione.

Adesso la condivide con il figlio Ignazio. Che ha preso in mano le aziende di famiglia: il vivaio e uno stabilimento balneare poco distante. "Io mi trovavo lì in spiaggia – prosegue l'anziano – L'aria ha cominciato a diventare irrespirabile, abbiamo mandato via le persone. Anche se non c'era direttamente il fuoco, non si trovava sollievo neanche in mare, perché proprio non c'era aria. E poi c'era questo vento, fortissimo e caldo, di ponente". "Ho la mia età: la mano dell'uomo in queste cose c'è sempre", continua. "Ci siamo rialzati con difficoltà dopo la tromba d'aria di sette mesi fa", aggiunge Ignazio Ragusa. Era novembre 2020 e un intero quartiere, quel giorno, è stato praticamente raso al suolo. "Qui sono crollate le serre e si è spaccato l'impianto di irrigazione. Mi ci sono voluti due mesi per rimetterlo in sesto. Adesso si è sciolto. Se ci saranno aiuti, sostegni, bisogna che arrivino presto. Altrimenti sarà troppo tardi".

Le lacrime dei titolari del lido Le Capannine, distrutto dal fuoco, denunciano la stessa fretta. Per la 360 Action Windsurf, andata interamente bruciata, è stata attivata una campagna di crowdfunding. Centinaia di condivisioni sui social e di messaggi di supporto per la coppia che l'ha messa in piedi. "Tutta la nostra vita, i sacrifici di questi anni, finiti in niente", dice la proprietaria. Non vuole rilasciare interviste, non riesce a parlare senza singhiozzare. Non se la sente di dire niente neanche la residente di una casa annerita dalle fiamme al Villaggio Azzurro, agglomerato di case direttamente sul mare. La sua villetta è stata accerchiata dal fuoco che si è propagato da due terreni incolti. Ha perso la pergola esterna, il gazebo sotto al quale stavano gli elettrodomestici e una cucina. E, soprattutto, ha perso anche metà del tetto.

Nella zona di Fondo Romeo, nei pressi del Cimitero, c'è una casa chiusa con un lucchetto e perimetrata col nastro bianco e rosso. All'esterno ci sono delle bombole di gas, dalle finestre si vede il cielo perché il tetto è crollato. Anche lì il fuoco è arrivato passando attraverso terreni privati. Di due capannoni sono rimasti solo gli scheletri. "Io sono cardiopatico e quando ho capito che non riuscivo più a respirare mi sono allontanato – spiega un residente – Mio padre, però, è anziano e ha la testa dura. L'ho dovuto trascinare. Quando siamo tornati abbiamo trovato la sorpresa". In due baracche confinanti col vallone avevano realizzato la cucina e un piccolo soggiorno. Adesso i cancelli di lamiera a stento si aprono e dentro ci sono solo i resti del tetto venuto giù. "Di incendi ne abbiamo visti tanti. Ma così paurosi mai. Stavolta il fuoco ci ha bussato alla porta".

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