Il fratello di Saman Abbas in contatto telefonico col padre latitante: quando si sono sentiti
Il fratello minore di Saman Abbas, la 18enne pachistana diciottenne scomparsa la notte del 30 aprile scorso a Novellara (Reggio Emilia) e il cui corpo non è ancora stato trovato (le ricerche sono state sospese), sarà sicuramente risentito dagli inquirenti che indagano sulla vicenda. La giovane aveva rifiutato un matrimonio forzato. Secondo la testimonianza del fratello sarebbe stata uccisa dallo zio Danish Hasnain, probabilmente per strangolamento. I giudici del Riesame di Bologna ritengono infatti che il 16enne sia ancora in contatto coi genitori, rientrati in Pakistan a maggio e ora ricercati. Effettivamente era stato lo stesso fratello di Saman – sentito in più di un'occasione – ad ammettere di aver sentito telefonicamente il padre anche mentre il ragazzo si stava allontanando da Novellara con lo zio, terminata con un controllo di polizia ad Imperia il 10 maggio. Dopo di allora il 16enne era finito in una comunità e un giorno si sarebbe fatto prestare il telefonino da un connazionale per rimettersi in contatto con il padre che lo avrebbe convinto a restare nella struttura e non dare retta allo zio (voleva che il minorenne scappasse da una finestra del quarto piano, legando delle tovaglie). Padre e figlio si sarebbe poi sentiti almeno in un'altra occasione come confermato nell'incidente probatorio dallo stesso giovane davanti al gip Luca Ramponi.
Il caso di Saman Abbas
Per la vicenda della scomparsa di Saman i genitori della giovane, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen sono indagati insieme ad altri 3 componenti della famiglia (uno zio della 18enne, Danish Hasnain, indicato dal fratello quale esecutore materiale del delitto, e 2 cugini, Nomanhulaq Nomanhulaq e Ikram Ijaz, quest’ultimo l’unico rintracciato e arrestato) nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Reggio Emilia sul presunto omicidio della 18enne. Il fratello minore di Saman avrebbe restituito agli inquirenti una versione che li dipingerebbe come estranei all’ipotizzata complicità nella premeditazione di un piano per uccidere la sorella che si sarebbe rifiutata di cedere a un matrimonio combinato.