Omicidio Giulia Cecchettin

“Il femminicidio è omicidio di stato”. Il grido della piazza di Padova dopo la morte di Giulia Cecchettin

Si sta svolgendo in queste ore nel centro di Padova una manifestazione per ricordare Giulia Cecchettin e le altre centinaia di donne uccise in Italia. “Il femminicidio è omicidio di stato”.
A cura di Davide Falcioni
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Foto di Fanpage.it / Elia Cavarzan
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Ha collaborato Elia Cavarzan

"L'uomo violento va giudicato. Non credere alle donne è femminicidio di stato". È il testo scritto su uno degli striscioni apparsi questa sera a Padova, dove diverse associazioni hanno organizzato una manifestazione – partita alle ore 19.30 da Porta Portello, e alla quale stanno partecipando migliaia di persone – "contro la violenza patriarcale, di genere, e transfobica": in piazza è presente anche Elena Cecchettin, sorella di Giulia.

Il corteo, caratterizzato da contenuti politici marcatamente femministi, vuole ricordare Giulia Cecchettin, la studentessa universitaria barbaramente uccisa con oltre 20 coltellate e abbandonata in un canalone nelle vicinanze del lago di Barcis, a Pordenone. Non solo: le persone scese in piazza stanno manifestando anche per le altre 105 donne uccise finora nel 2023, oltre alle molte che hanno subito e subiscono violenze fisiche e psicologiche. Quella padovana, dunque, è una manifestazione rabbiosa e carica di contenuti, un corteo che non si limita a condannare il femminicidio di Giulia Cecchettin ma punta il dito contro la società patriarcale e lo stato, incapace di mettere in campo una seria lotta contro la violenza di genere.

Foto di Fanpage.it / Elia Cavarzan
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Proprio contro le istituzioni si scaglia Mariangela Zanni, presidente del centro antiviolenza di Padova: "Il femminicidio – dice a Fanpage.it – è un crimine di stato. Sappiamo che le donne vengono uccise in quanto donne, e non perché si trovano nel posto sbagliato al momento sbagliato. Sappiamo che lo stato ha una grande responsabilità, a partire dallo stato centrale, fino alle amministrazioni locali. Responsabilità nel sottovalutare un fenomeno così ampio da non avere eguali. Milioni di donne subiscono violenza, centinaia di donne perdono la vita per mano di un uomo. Dobbiamo agire coinvolgendo i movimenti che da sempre si battono per la libertà delle donne. Dobbiamo esserci in ogni momento in cui si decide della vita e dell'esistenza delle donne".

Foto di Fanpage.it / Elia Cavarzan
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Un'altra attivista ha portato un saluto delle associazioni LGBTQ+: "Oggi marciamo per ricordare Giulia e insieme a lei le vittime di femminicidio degli ultimi mesi. Ma oggi è anche il Transgender Day of Remembrance, la giornata del ricordo di tutte le persone trans morte a causa dell'odio transfobico. Quest'anno sono morte 321 trans vittime di violenza, tre quarti in Europa sono sex workers. L'Italia è prima in Europa per atti di violenza contro le persone trans".

Una manifestante ha criticato anche le dichiarazioni della rettrice dell'Università di Padova, Maddalena Mapelli: "Ha detto: ‘Questo gesto ci ha colpiti perché è accaduto tra due ragazzi nati negli anni duemila e cresciuti in un ambiente socio-culturale che definiremmo normale'. Forse, cara rettrice, è proprio questo il problema. Questa normalità ci ammazza".

Ha collaborato Elia Cavarzan

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