Il femminicidio di Bronte ripreso da telecamere di sorveglianza. I vicini: “Abbiamo sentito le urla”
Via Boscia, a Bronte, è piena di telecamere di videosorveglianza. I privati le hanno messe di fronte alle loro abitazioni, in uno dei vicoli del centro storico della città del pistacchio, e adesso i carabinieri stanno visionando le immagini. In quei filmati potrebbero esserci gli ultimi istanti di vita di Ada Rotini, la 46enne madre di due figli uccisa dal marito intorno alle 10.30 dell'8 settembre. Lui, il 47enne Filippo Asero, ha poi rivolto contro di sé il coltello che ha usato per sgozzarla e si è colpito più volte al torace. Le ferite, tutte superficiali, gli sono valse un ricovero nel reparto di Chirurgia dell'ospedale Cannizzaro di Catania dove, dopo un intervento chirurgico, è adesso sorvegliato dai carabinieri. Per sua moglie, sposata nel 2020 ma già allontanatasi dalla casa coniugale, non c'è stato niente fare. Ferito a un braccio, invece, l'anziano di cui Ada si occupava come badante.
Sulla strada ci sono schizzi di sangue ovunque. E dove la donna è stata ammazzata, a una decina di metri di distanza dal portoncino del civico numero 14, c'è una pozza che due residenti tentano di lavare con il sapone e la candeggina. Strofinano con uno spazzolone, puliscono anche i gradini di marmo di una casa in vendita subito di fronte. "Io ero a lavoro", dice una di loro. L'altra non vuole parlare. Le raggiunge una terza giovane. "Io ho sentito le urla", spiega a Fanpage.it. Accetta di raccontare ciò che ha visto, ma non vuole essere ripresa in volto né dire il proprio nome. "All'inizio non sono scesa, perché ho pensato che fossero le grida di una bambina. Poi si sono fatte insistenti e allora sono venuta in strada e ho visto… La scena". "Sono ancora sotto choc", si ferma un attimo. "C'era lui che si accoltellava, mentre un ragazzo che fa il carabiniere tentava di fermarlo. Lei che era già morta. Il vecchietto, poverino, aveva un braccio sanguinante. L'ho fatto sedere, gli ho portato un bicchiere d'acqua".
Tutto, secondo la ricostruzione dei presenti, si è svolto in tempi rapidissimi. Ada Rotini, che aveva cominciato l'iter per la separazione dal marito dopo un breve matrimonio, era andata a prendere alcune delle cose che aveva lasciato nell'abitazione di via Boscia, una palazzina con la facciata verde, due piani in fondo al vicolo. Una volta tornata in strada, già nei pressi dell'uscita della stradina, sarebbe cominciata la discussione con Asero. Lui l'avrebbe colpita con diverse coltellate, avrebbe raggiunto al braccio l'anziano che si trovava con Rotini e, infine, tornato di fronte al portone di casa, avrebbe cominciato a colpirsi con lo stesso coltello. Un carabiniere libero dal servizio, che si trovava a passare di lì vicino, sarebbe intervenuto subito. E in pochi minuti, così, sarebbero arrivate le pattuglie dei militari di Randazzo.
Il 9 settembre, alle 19, a Bronte è stata organizzata una fiaccolata in memoria di Ada Rotini, vittima di femminicidio, e contro ogni violenza sulle donne. A metterla in piedi anche l'associazione Telefono Rosa di Bronte. "Dal femminicidio di Vanessa Zappalà qui le cose sono cambiate – spiega la presidente Antonella Caltabiano – Il telefono ha cominciato a suonare molto più spesso. Tantissime donne, nella stessa situazione di Vanessa, hanno cominciato a sentirsi meno sicure, ad avere più paura. Bisogna che le leggi siano più stringenti, abbiamo bisogno di misure più restrittive". La 46enne appena uccisa non aveva cercato aiuto e non è chiaro se avesse presentato precedenti denunce nei confronti del marito. Lui era stato condannato all'ergastolo, quasi vent'anni fa, per un omicidio avvenuto a Bronte. Era accusato di essere stato il killer. La condanna, poi, era stata ribaltata in Appello e in Cassazione. E l'uomo era stato ritenuto innocente e poi scarcerato.