Il dramma dei lavoratori in nero rimasti senza niente: “A noi nessun aiuto, possiamo morire”
"Non abbiamo diritto a nulla, nemmeno a morire perché non meritiamo neanche questo e perché siamo una categoria che non conta". È il duro sfogo di un lavoratore in nero, Salvatore (nome di fantasia) 60enne siciliano, muratore da quando era un ragazzo. Ha deciso di contattare fanpage.it per raccontare la sua lunga vita da lavoratore in nero, di quanto oggi non ha nessun diritto per richiedere il bonus spesa o indennità, quantomeno il reddito di cittadinanza e di evidenziare la difficile realtà che vive il sud Italia, in particolare in Sicilia, regione carente di infrastrutture e di edilizia.
Nessun diritto
60enne, dagli occhi stanchi e dal fisico affaticato. Ma che diritti ha oggi chi è nella stessa situazione di Salvatore?. "Sono un muratore che, purtroppo non per scelta, sono stato sempre costretto a lavorare a nero – racconta Salvatore a fanpage.it – e come tale, nella mia situazione, non ho diritto a un bonus spesa, né buoni pasto, né bonus indennità, neanche un euro da parte dello Stato o dalla Regione nei miei confronti, forse un euro per comprarmi il filo per il cappio. Eppure, dopo 40 anni di lavoro – continua Salvatore – io non ho mai avuto ferie, né malattia, non ho l'infortunio, non ho la pensione, non ho nulla".
Il diritto del lavoro come compromesso
"Quando sento dire che lavoriamo a nero e freghiamo lo Stato non pagando le tasse – ha detto Salvatore – sono solo stupidaggini. È un'offesa a quelle persone che dalla mattina alla sera si fanno un culo per nove ore lavorative e poi dover sentire dire: «Voi non pagate le tasse» Io vorrei tanto poter lavorare messo in regola – continua Salvatore – ma se dicessi al mio datore di lavoro: «Io non ci vengo domani a lavorare se tu non mi metti in regola» lui in un batter d'occhio ti risponde:«Resta a casa, domani me ne prendo un altro»." Questa – aggiunge Salvatore – purtroppo è la triste realtà".
Appello allo Stato
"Abbassate il costo del lavoro – grida a dura voce Salvatore. Di solito si fanno 8, 9 giorni di lavoro al mese, quando mi va bene e gli altri restanti 20 giorni come faccio a vivere? Unica alternativa è andare alla Caritas, nelle mense sociali perché non abbiamo diritto a nulla, nemmeno a morire perché non meritiamo neanche questo perché siamo una categoria che non conta" – conclude.